Non solo Tibet: indiano si autoimmola contro i crimini di guerra in Sri Lanka
L’uomo è morto in ospedale per le ustioni riportate. Chiedeva il processo del presidente dello Sri Lanka al tribunale internazionale dell’Aia. Attivisti pro-tamil: l’India deve appoggiare la risoluzione Onu contro lo Sri Lanka.

Chennai (AsiaNews) - In Tamil Nadu un indiano di 41 anni si è dato fuoco ed è morto ieri, chiedendo che Mahinda Rajapaksa, presidente dello Sri Lanka, venga processato per crimini di guerra dalla Corte internazionale di giustizia all'Aia. L'uomo, 41 anni, si chiamava Mani ed era originario del villaggio costiero di Nallavadu (distretto di Cuddalore). Intanto, la polizia indiana ha arrestato almeno 400 attivisti pro-tamil, che ieri a Chennai hanno picchettato l'Ambasciata dello Sri Lanka a Chennai per spingere l'India ad appoggiare la risoluzione Onu sullo Sri Lanka, discussa in questi giorni a Ginevra.

L'attivista si è cosparso di benzina e si è dato fuoco davanti a un palazzo dell'amministrazione locale. Egli è stato subito portato all'ospedale statale di Kilpauk (Chennai), dove è morto poco dopo per le gravi ustioni riportate.

Dal 25 febbraio è in corso a Ginevra la 22ma sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc). Tra i temi in discussione c'è anche la risoluzione presentata (e già approvata) lo scorso anno dagli Stati Uniti sui presunti crimini di guerra commessi dalle forze armate nelle ultime fasi del conflitto (2009), in particolare l'assassinio di migliaia di civili. Secondo ong e attivisti, l'Onu deve "migliorare" la risoluzione e indagare sui crescenti casi di sparizioni forzate riportati nel Paese.