L’ultimatum del Commonwealth allo Sri Lanka: Chiarite sui crimini di guerra
di Melani Manel Perera
L’incontro tra i capi di Stato che si è svolto a Colombo (15-17 novembre) è stata l’occasione per mettere alle strette il presidente Mahinda Rajapaksa. Se entro marzo 2014 non ci saranno segni di un’effettiva riconciliazione, il primo ministro inglese porterà il caso all’Onu.

Colombo (AsiaNews) - Chiarire una volta per tutte il ruolo del governo nei crimini compiuti durante la guerra civile in Sri Lanka, o la comunità internazionale prenderà provvedimenti. È l'ultimatum lanciato dai leader del Commonwealth al termine dell'incontro concluso ieri a Colombo. Sulla carta, i rappresentanti dei Paesi presenti hanno firmato un accordo congiunto su questioni come povertà e sviluppo. Nella pratica però, il Commonwealth Heads of Government Meeting (Chogm) si è trasformato in un dibattito sulle violazioni dei diritti umani commesse dal presidente Mahinda Rajapaksa e dal suo esecutivo.

Il più esplicito è stato David Cameron, primo ministro britannico, che ha dato a Rajapaksa una scadenza ben precisa - marzo 2014 - entro la quale mostrare i progressi della riconciliazione postbellica. Oltre quella data, ha specificato il premier inglese, il Regno Unito porterà nuovamente la questione all'attenzione dell'Onu.

Rajapaksa ha risposto a tono alle accuse mosse contro il suo governo, in particolare quelle secondo cui le forze armate hanno ucciso più di 40mila civili nel 2009, alla fine del trentennale conflitto etnico. "Non potete dirmi - ha dichiarato il presidente dello Sri Lanka - di fare qualcosa domani, tra una settimana o fra tre mesi. È molto ingiusto. Abbiamo un sistema legale e una Costituzione. Un processo [di riabilitazione] è già partito. Ci vorrà del tempo".