Yangon (AsiaNews) - Dalla leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi all'arcivescovo di Yangon, dai movimenti pro-diritti umani agli attivisti pro-democrazia, il Myanmar piange la scomparsa di U Win Tin, prigioniero politico di lungo corso e icona della lotta contro la giunta militare birmana. Egli è morto ieri all'età di 85 anni; era ricoverato dal 12 marzo scorso per problemi respiratori ed è deceduto per un collasso multiplo degli organi interni. Fra i fondatori della Lega nazionale per la democrazia (Nld), U Win Tin era fra le personalità più influenti dell'opposizione e in seno al partito stesso, arrivando persino a scontrarsi con la sua leader. Si è battuto a lungo per riformare la nazione asiatica, un tempo conosciuta come Birmania; una battaglia che gli è valsa 19 anni di prigione, nel famigerato carcere di Insein a Yangon, gran parte dei quali trascorsi in regime di isolamento. Intervistata dalla Bbc, la "Signora" - nome con cui è chiamata Suu Kyi in Myanmar - ha parlato di "una grave perdita, ma non una sconfitta. I suoi pensieri, le sue parole e il suo esempio rimarranno con noi".
In un libro di memorie pubblicato nel 2010, egli ha descritto nel dettaglio la vita quotidiana di un dissidente in prigione, augurandosi che "possa aiutare le persone a capire le sofferenze" di quanti si battono per la democrazia in Myanmar. Intitolato "L'esperienza di 7mila giorni in prigione", in 318 pagine il co-fondatore della Nld ha raccontato le vessazioni subite in carcere in seguito all'arresto nel 1989, tra cui12 anni trascorsi in isolamento.
Poco prima della liberazione, nel settembre 2008, la giunta gli aveva imposto di firmare un documento, in cui egli si impegnava a non divulgare informazioni sulla detenzione. Egli ha opposto un netto rifiuto, rispondendo che piuttosto sarebbe rimasto "dietro le sbarre". E una volta uscito di prigione, ha continuato a lottare per la democrazia in Myanmar e indossare la maglia blu, divisa caratteristica dei prigionieri a Insein, in segno di protesta.
Mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, traccia ad AsiaNews il ricordo di un "attivista di primo piano della lotta pro-democrazia e instancabile combattente della dittatura militare nel Paese". Il prelato, a nome della comunità cattolica, condivide "il dolore e il lutto di tutta la nazione per la scomparsa di questo personaggio impavido e coraggioso". U win Tin, ricorda mons. Bo, ha "donato la propria vita in toto alla causa della democrazia nella nazione" e per questo "ha conquistato il rispetto di tutti noi". Nei suoi confronti non vi sono appunti o accuse "né sul piano politico, né dal punto di vista personale" nella vita privata.
"È stato un uomo retto e onesto - aggiunge l'arcivescovo di Yangon - e la sua scomparsa è una grave perdita nel cammino di democratizzazione, perché lascia un vuoto immenso quasi impossibile da colmate". Da ultimo, il prelato offre "le più sincere condoglianze ad Aung San Suu Kyi e a tutta la Nld", assicurando la preghiera e il conforto della comunità cristiana; e augura al leader democratico scomparso di "riposare in pace, dove non vi sia dolore e lacrime, in special mondo dove non vi sia alcuna oppressione dittatoriale, sotto qualsivoglia forma".
Assistance Association for Political Prisoners (AAPP - Burma), fra i più importanti gruppi della dissidenza birmana a operare in favore dei detenuti politici, manifesta "profondo dolore" e parla di "grave perdita per il nostro Paese". Da giornalista e direttore "ha scritto a lungo di politica e diritti umani" e nel tempo ha dato vita a una organizzazione ribattezzata "Fondazione U Win Tin per sostenere e assistere gli ex detenuti politici e scrittori". Il gruppo rende omaggio all'opera infaticabile volta a "sradicare la giunta militare e per portare diritti umani, democrazia e riconciliazione nazionale in Birmania".