Pechino ammette Teheran fra i fondatori della “Super Banca” asiatica
Il governo cinese inizia a rendere noti gli Stati che hanno ottenuto l’autorizzazione a entrare nel board dell’Asian Infrastructure Investment Bank, la nuova istituzione finanziaria che vuole limitare l’influenza occidentale nel continente. Accettati anche gli Emirati Arabi Uniti.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – A pochi giorni dallo storico accordo sul nucleare, la diplomazia iraniana festeggia l’ingresso come Stato fondatore nell’Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), la “Super Banca” asiatica ideata da Pechino per contrastare l’influenza occidentale nel continente. Le candidature per l’ingresso nel board si sono chiuse lo scorso 31 marzo: più di 50 nazioni (più Taiwan) hanno presentato formale richiesta. Le autorizzazioni, spiega oggi il ministero cinese delle Finanze, saranno comunicate “di volta in volta” fino al 15 aprile. Oltre all’Iran sono stati ammessi anche gli Emirati Arabi Uniti.

Lanciata da Pechino nel maggio del 2014, l'Asian Infrastructure Investment Bank vuole divenire l’hub finanziario per eccellenza dei governi continentali. In questo modo, spiegano gli analisti, si vogliono estromettere dall’area la Banca mondiale, per tradizione in mano statunitense; l’Asian Development Bank, con base a Manila ma controllata dal Giappone; il Fondo monetario internazionale appannaggio dell’Europa.

In pratica, il governo cinese propone prestiti ai governi asiatici a "interessi zero" senza imporre quelli che sono i canoni standard per le trattative internazionali: nessuna pressione interna, nessuna richiesta di riforme politiche o di garanzie a lungo termine. Pechino chiede sostegno nelle arene internazionali – come le Nazioni Unite, l'Asean o la Corte penale dell'Aja – per quanto riguarda le proprie questioni interne: Tibet, Xinjiang e Taiwan. Inoltre, vuole il voto favorevole in tutte le controversie che riguardano le acque e le terre contese, come quelle del Mar cinese (orientale e meridionale) e il confine con l'India.

Fra coloro che sono rimasti fuori dalla lista degli aspiranti Stati fondatori vi sono Stati Uniti e Giappone; al contrario, gli alleati storici dell’America in Occidente – fra tutti Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia – si sono candidati. La decisione di accettare l’Iran, scrive oggi la Xinhua, “è stata presa alla luce dell’accordo sul nucleare e dopo aver sentito gli Stati già membri. Londra, Parigi, Delhi e Roma hanno dato il loro assenso”.