Alluvioni in Myanmar: il presidente vuole evacuare le aree a rischio lungo l’Irrawaddy
Thein Sein ha chiesto di abbandonare le aree pianeggianti attorno al fiume, che potrebbe rompere gli argini in diversi punti. In pericolo case e coltivazioni. Fra le aree più a rischio il centro e il sud del Paese, dove si concentra la produzione di riso. Cina e India hanno iniziato a inviare aiuti alla popolazione.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente birmano Thein Sein ha ordinato l’evacuazione delle aree pianeggianti nei pressi dell’Irrawaddy: in diversi punti il fiume minaccia di rompere gli argini e di allagare le zone circostanti. Agli abitanti non restano che i sacchi di sabbia e altri oggetti di fortuna per cercare di salvarsi dallo straripamento, nel tentativo di non perdere case, campi e raccolti. “Dato che non possiamo prevenire i disastri naturali - ha dichiarato il capo di Stato, rivolgendosi alla popolazione - invito i miei concittadini [che vivono nelle aree a rischio] a spostarsi in zone più sicure… Questa è la soluzione migliore”. 

Nelle scorse settimane le inondazioni causate dalle forti piogge monsoniche hanno provocato forti danni in molti Paesi dell’Asia del Sud e del Sud-est (fra cui il Myanmar), causando centinaia di vittime e milioni di sfollati. Solo nella ex Birmania il bilancio aggiornato parla di 74 morti e 330mila persone colpite a vario titolo, costrette a cercare riparo nei monasteri o in altri alloggi di fortuna. 

In queste ore le zone più colpite sono quelle delle regioni del centro e del sud del Paese, in cui si concentra la produzione di riso e altri cereali; gli agricoltori sono impegnati in una lotta serrata per il contenimento delle inondazioni, mentre cresce in diversi punti il corso del fiume Irrawaddy. Il presidente Thein Sein ha confermato che, in alcuni punti, il corso d’acqua ha “superato il livello di pericolo”. 

Tuttavia, il messaggio è giunto in ritardo in alcuni villaggi attorno a Hinthada, dove le acque hanno raggiunto l’altezza di porte e finestre e gli abitanti percorrono le strade a bordo di imbarcazioni. In molti punti gli abitanti lottano contro il tempo per accatastare sacchi di sabbia ai margini del fiume. 

Intanto Cina e India - entrambe con forti interessi economici in Myanmar - hanno iniziato ad inviare aiuti alle popolazioni birmane colpite dalle alluvioni. Le forze aeree di New Delhi hanno spedito sacchi di riso, medicine e altri generi di prima necessità; nel nord-est un convoglio cinese di 14 camion ha varcato i confini fra la provincia cinese dello Yunnan e lo Stato Shan, in Myanmar, con 100 tonnellate di riso, tende anti-pioggia, latte in polvere e minestre istantanee. 

Nei giorni scorsi l’arcivescovo di Yangon card. Charles Bo ha rivolto un appello ai birmani e alla comunità cattolica internazionale, per l’invio di cibo e aiuti “per le vittime delle alluvioni in Myanmar”. “Una regione ferita, martoriata dalla furia della natura, attende una risposta compassionevole”, scrive il presule “a nome del popolo sofferente” e si rivolge “agli amici e ai benefattori, perché siano buoni samaritani” in queste ore difficili per una parte della popolazione.