05/08/2015, 00.00
MYANMAR
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Cardinale di Yangon: Cibo e aiuti subito per le vittime delle alluvioni in Myanmar

di Francis Khoo Thwe
Finora si sono registrati 69 morti e 260mila sfollati, ma il bilancio è destinato ad aggravarsi. Situazione critica nello Stato di Rakhine, già segnato dalle violenze confessionali. Il card. Bo lancia un appello per aiuti immediati. Le dimensioni della devastazione, scrive, sono “enormi”. La Chiesa in campo con aiuti e volontari.

Yangon (AsiaNews) - “Rivolgiamo un appello a tutte le persone di buona volontà, perché sostengano i nostri fratelli e sorelle con cibo, generi di prima necessità, assistenza medica, kit per l’igiene, biancheria e vestiti”. È quanto afferma in una nota ufficiale, giunta ad AsiaNews, il il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, primo porporato della storia del Myanmar, sulle devastanti alluvioni che hanno colpito in questi giorni il Paese. Intitolato “Una regione ferita, martoriata dalla furia della natura, attende una risposta compassionevole”, l’appello lanciato dal cardinale “a nome del popolo sofferente” si rivolge “agli amici e ai benefattori, perché siano buoni samaritani” in queste ore difficili per una parte consistente della popolazione.  

Nel frattempo i vertici del Paese - religiosi, governativi, istituzionali - si rivolgono alla comunità internazionale per un aiuto immediato alle oltre 260mila persone colpite a vario titolo dalle alluvioni monsoniche che hanno colpito in Myanmar nei giorni scorsi.

Almeno 69 le vittime ufficiali finora registrate (41 nel solo stato occidentale di Rakhine, il più colpito), ma il numero è destinato a crescere nei prossimi giorni; circa 1400 le scuole distrutte dall’acqua o chiuse perché (al momento) inutilizzabili. 

La richiesta di aiuto lanciata oggi dal governo birmano è in netto contrasto con la posizione assunta nel 2008 dalla dittatura militare, che ha rifiutato soccorsi e cooperazione internazionale all’indomani del devastante ciclone Nargis, che ha causato almeno 130mila morti. Oggi l’esecutivo è impegnato a coordinare il lavoro dei soccorritori, mentre i soldati sono impegnati sul campo nelle cittadine più colpite. 

Critica la situazione nello Stato di Rakhine, in particolare nella capitale Sittwe e fra le cittadine del nord-est come Mrauk U e Minby. Nella regione vi sono oltre 140mila sfollati a causa delle violenze confessionali fra buddisti e musulmani, la maggior parte dei quali sono musulmani Rohingya costretti a vivere in miseri campi profughi sparsi per lo Stato. In tutto il Paese centinaia di migliaia di ettari di terra coltivata sono stati ricoperti dalle alluvioni; secondo gli esperti delle Nazioni Unite sono a rischio la raccolta annuale e le scorte alimentari nel lungo periodo. 

In questa situazione di emergenza e criticità, il card Bo si rivolge alla comunità internazionale e ai cattolici di tutto il mondo per un aiuto concreto. Il ciclone e le piogge massicce che si sono abbattute sugli Stati Rakhine, Chin e Sagaing, scrive il porporato, “hanno lasciato molti morti, migliaia di persone senza casa e bisognose di aiuto urgente”. Sono regioni “fra le più povere” del Paese (tasso di povertà pari al 70%) e teatro di conflitti confessionali. “Ora la loro agonia - aggiunge - è aggravata dalla furia della natura”. 

Il bilancio delle vittime, racconta l’arcivescovo di Yangon, è accresciuto dal numero massiccio di senzatetto, di persone senza cibo e generi di prima necessità, a rischio di malattie e infezioni. “La Chiesa cattolica - prosegue - è subito accorsa per prestare aiuto. Ma le dimensioni della devastazione sono enormi”. Per questo “lanciamo un appello a tutte le persone di buona volontà, perché aiutino i nostri fratelli e sorelle nell’emergenza”. La Chiesa con la sua rete di 16 centri Caritas e la sua Unità di emergenza, conclude il porporato, “si è subito data da fare per raggiungere le aree di crisi. Tre diocesi sono coinvolte in prima persona nel sostegno alle vittime. Ora stiamo allestendo una task force per rispondere al meglio all’emergenza”.

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