Kathmandu (AsiaNews) - Basta perdere tempo in discussioni inutili come quella sul secolarismo dello Stato: bisogna concentrarsi piuttosto sullo sviluppo del Paese. È il senso dell’appello lanciato da giovani cristiani ai coetanei di altri gruppi religiosi, intervenendo in merito al dibattito e alle proteste che da settimane si susseguono sulla bozza della nuova Costituzione approvata a fine giugno. I giovani lamentano una discussione pubblica troppo concentrata su argomenti già risolti, come la connotazione laica dello Stato, e poco sui problemi reali del Nepal.
Kishor Shrestha, ex presidente locale dell’International movement for catholic students (Imcs), spiega ad AsiaNews: “I giovani cattolici ritengono che il laicismo sia la soluzione più democratica, sia dal punto di vista teorico che pratico. Ma perdere tempo in discussioni sulle alternative al laicismo sarebbe come ‘rimpiangere il treno perduto’. Il Paese soffre a causa della povertà e della disoccupazione. Milioni di giovani sono andati a lavorare all’estero. Politici ed esperti dovrebbero confrontarsi su come risollevare il Paese e rendere effettivo lo sviluppo”. “Il secolarismo – continua – è il miglior mezzo per la democrazia. Grazie al sistema laico siamo tutti liberi di professare la propria fede. Non esiste altra alternativa. Ora dobbiamo unirci tutti insieme e lavorare per la prosperità delle persone e della nazione”, dichiara.
Un’altra giovane cattolica, Regina Thapa, sostiene che i legislatori e il governo devono porre l’attenzione sulle attività per lo sviluppo. “Non possiamo migliorare se indulgiamo in discussioni superflue. Il governo e l’intera cittadinanza devono occuparsi con serietà della creazione di opportunità di lavoro e utilizzare le risorse disponibili. Il laicismo è già onorato nella Costituzione ad interim e nella bozza della nuova carta fondamentale. Non dobbiamo più discuterne”.
Dilip Singh racconta che la maggioranza dei giovani cristiani è indipendente dal punto di vista economico ed è impegnata in attività produttive per rilanciare il Paese. Egli si rivolge poi ai suoi coetanei: “Io chiedo a tutti i giovani, fedeli di religione indù, musulmana, buddista o di altre confessioni di unirsi insieme a noi nel lavoro, piuttosto che protestare. Noi possiamo mostrare loro il modo in cui operiamo. Le sole parole non portano a nulla. Solo quando hai lo stomaco pieno e hai la salute nel corpo e nella mente, puoi dare un contributo per il benessere del Paese”.