Ho Chi Minh City (AsiaNews) – Il governo di Hanoi ha programmato di varare una nuova legge sulle religioni e le fedi entro la fine del 2015 o all’inizio del 2016. Ma sembra rimanere sordo a tutte le critiche che provengono da leader religiosi che giudicano la bozza della nuova legge come contraria alla Dichiarazione Onu sui diritti umani e perfino “un passo indietro” rispetto alla Costituzione vietnamita del 2013 e ai Regolamenti del 2004.
Nei giorni scorsi leader caodaisti e cattolici hanno criticato in modo deciso la bozza giudicandola un “imprigionamento” delle religioni, ma l’Assemblea nazionale ha deciso che al prossimo incontro si potrà varare il testo.
Radunatasi il 14 agosto scorso, l’Assemblea nazionale ha applaudito in maggioranza alla nuova bozza di legge, affermando che essa “è basata sulla Costituzione del 2013”. Nelle discussioni in aula, si è parlato soprattutto di “controlli”: delle attività religiose locali; delle attività religiose di vietnamiti espatriati e ritornati; delle manipolazioni della religione col fine di “rompere l’unità nazionale”.
Proprio questo “controllo politico” è il primo aspetto criticato dai membri delle religioni. Essi dicono che la nuova legge parte a priori da una visione piena di sospetto verso le religioni, senza definire cosa esse siano e senza riconoscere che il diritto alla libertà religiosa è garantito dalla Dichiarazione universale per i diritti dell’uomo e anche dalla Costituzione vietnamita.
La legge è piena di condizionamenti sulla registrazione dei luoghi di culto, sul personale, sulle attività, sulle destinazioni del personale, sui programmi (che devono essere presentati un anno prima per la loro approvazione), tanto da rendere impossibile ogni azione. P. Anton Thanh Le Ngoc, redentorista, e religiosi di cinque istituti, definiscono la bozza “un passo indietro perfino sui Regolamenti su fedi e religioni del 2004. La nuova legge crea procedure farraginose, meccanismi soffocanti, una serie di vincoli tali da rendere impossibile ogni attività religiosa”.
Lo scorso 18 agosto, 37 leader caodaisti hanno inviato una lettera aperta al Comitato per gli affari religiosi e al Fronte patriottico vietnamita per domandare la cancellazione della nuova legge. Il caodaismo è una religione sincretista presente in Vietnam, che raccoglie circa 6 milioni di fedeli. I leader scrivono che “la nuova bozza è contraria allo scopo della democrazia e della libertà della legge vietnamita. La nuova legge costringe a registrare le fedi e i luoghi di culto quale condizione per essere approvati dalle autorità. Tutto ciò è contrario allo stile di progresso e civiltà tipico della società mondiale”. In più essi aggiungono che “la nuova legge costringe le religioni a dover domandare il permesso perfino per piccoli cambi di personale, o altri cambiamenti nelle istituzioni. In tal modo, l’azione del governo appare contraria a quella di una società civilizzata”.
Il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale, discutendo della nuova bozza di legge, applaude al fatto che grazie ad essa “la gente potrà esercitare il proprio diritto alla libertà religiosa secondo la legge”, “in linea con la Convenzione internazionale per i diritti civili e politici”, sottoscritta dal Vietnam nel 1982.
A mostrare il carattere “democratico” della nuova legge, lo scorso aprile, il ministero degli interni ha distribuito la bozza ai leader religiosi, chiedendo la loro opinione, ma dando loro solo 13 giorni di tempo per la risposta.
Il tentativo “teatrale” di “apparire democratici”, ha prodotto forti reazioni nella Chiesa cattolica. Il vescovo di Kontum, mons. Michael Hoang Duc Oanh, ha scritto una lettera al presidente dell’Assemblea nazionale, giudicando la bozza della nuova legge come “una violazione al diritto della libertà religiosa, che va contro la Dichiarazione universale sui diritti umani e la Costituzione della repubblica socialista del Vietnam”. Essa dimostra pure lo scopo del governo a “interferire in profondità negli affari religiosi”, attuando politiche di controllo che “incoraggiano la corruzione e danno luogo ad abusi da parte delle autorità locali”.
Con parole simili, una dichiarazione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale dei vescovi del Vietnam del 5 aprile 2015, si lamenta che “la bozza della nuova legge va contro la Dichiarazione universale sui diritti umani (art. 18) e la Costituzione della Repubblica socialista del Vietnam, emendata nel 2013 (art. 24). Noi vediamo la bozza come un passo indietro se paragonata ai Regolamenti su fede e religione del 2004. La bozza creerà troppe complicazioni nelle procedure, meccanismi vincolanti e ristretti, frenando le attività religiose”.
I vescovi concludevano la loro dichiarazione con un netto avvertimento: “Noi non siamo d’accordo con la bozza di legge su fede e religioni. Vi preghiamo di pensare a stilare una legge differente, in sintonia con lo stile di libertà, democrazia e alto livello di una società progredita. Una nuova bozza dovrebbe emergere da una consultazione previa con le organizzazioni religiose. In special modo, si dovrebbe riconoscere e proteggere lo status [legale]delle organizzazioni religiose”.
Per tutte queste richieste, il governo ha fatto orecchio da mercante e la riunione del 14 agosto dell’Assemblea nazionale ha continuato a discutere e approvare la vecchia bozza.