Kathmandu (AsiaNews) – È stato firmato ieri a Pechino l’accordo tra Nepal e Cina che rompe l’embargo sulle esportazioni di beni e carburante provenienti dall’India. La delegazione di Kathmandu era guidata da Mahesh Maskey, ambasciatore a Pechino, e ha discusso con le autorità cinesi di quantità, prezzo e qualità del petrolio commerciato. Dopo 37 giorni di blocco commerciale, decretato dalle autorità di Delhi come ritorsione alla promulgazione della prima Costituzione laica e democratica della storia nepalese, il Paese potrà tornare a svolgere le normali attività grazie al carburante che passerà dalla Cina attraverso la catena dell’Himalaya.
L’accordo di ieri rompe in maniera definitiva il blocco delle merci al confine con la frontiera meridionale, che ha causato enormi disagi alla popolazione. Le scuole sono rimaste chiuse, i trasporti bloccati, le attività economiche sull’orlo della bancarotta. La mancanza di cibo e carburante ha scatenato anche le ire della popolazione contro il premier indiano Narendra Modi, che motivava l’iniziativa come forma di difesa delle minoranze non prese in considerazione nella nuova Costituzione. In realtà alcuni esperti hanno rivelato ad AsiaNews che l’intento era più politico che “umanitario”.
Dopo la firma, l’ambasciatore Maskey ha dichiarato: “L’accordo bilaterale – sotto forma di Memorandum di intenti (Memorandum of Understanding, MoU) – pone fine al monopolio sulla vendita del carburante che l’India detiene da 40 anni”. Il volume di commercio di questa risorsa si era ridotto nell’ultimo mese di circa il 90%. La Cina aveva già annunciato all’inizio della settimana una fornitura straordinaria di 1000 tonnellate e ora sostituirà in maniera definitiva il partner indiano.
Pechino e Kathmandu hanno deciso di aprire una nuova rotta nel nord-est del Nepal, passando dalla città di Kerung. Secondo Dipak Gyawali, ex ministro dell’Energia, “il petrolio cinese sarà più costoso rispetto a quello indiano, ma la qualità è superiore. La Indian Oil standard [compagnia petrolifera indiana – ndr] fornisce carburante ‘Euro 3’, mentre la Cina ‘Euro 4’ [che inquina meno – ndr]”.
Ad ogni modo, l’accordo diventerà operativo solo nelle prossime settimane, tempo necessario ad aprire la nuova rotta. Nel frattempo dopo la firma, alcuni tribali che risiedono nella regione del Terai – quella che ha scatenato la “contesa” tra India e Nepal – hanno manifestato contro l’accordo, dando alle fiamme una bandiera cinese. Rajkumar Yadav, leader delle proteste, ha detto: “Con questo embargo riusciamo a influenzare il governo di Kathmandu, ma con l’aiuto della Cina si metterà fine alla crisi energetica. E con essa, anche le nostre speranze di vedere riconosciute le nostre richieste”.
Da ultimo, in questo nuovo contesto di equilibri politici in via di nuova definizione, dovrà agire la nuova presidente del Parlamento nepalese, la comunista Bidhyadevi Bhandari, eletta con 327 voti a favore su 549 presenti al momento della votazione. Si tratta della prima donna presidente del Paese della storia nepalese.