Yangon (AsiaNews) - In Myanmar continua il conteggio dei voti per l’assegnazione dei seggi nel futuro Parlamento, in un quadro che conferma in maniera sempre più schiacciante la vittoria della Lega nazionale per la democrazia e della sua leader, Aung San Suu Kyi. Per l’ufficializzazione dovrebbero mancare ancora pochi giorni, ma il margine fra la Nld e il partito di governo uscente Union Solidarity and Development Party (Usdp) si fa sempre più netto. Ieri, intanto, sono ripresi i lavori dell’Assemblea parlamentare birmana e tutti gli occhi erano puntati sulla “Signora”, la grande vincitrice delle elezioni generali che si sono tenute l’8 novembre scorso.
Rivolgendosi al Parlamento e, in particolare, ai colleghi della maggioranza uscente il presidente della Camera Shwe Mann, ex uomo forte del partito di governo ma avvicinatosi negli ultimi mesi ai democratici di Suu Kyi, ha chiesto di mostrare contegno in queste ultime settimane di legislatura.
Restano ancora da approvare il bilancio e l’assegnazione del budget per il prossimo anno, elementi importanti che finiranno sul tavolo del nuovo esecutivo a guida Nld. “La maggior parte dei parlamentari, me compreso - ha dichiarato il presidente, anch’egli sconfitto nel proprio collegio elettorale - ha perso le elezioni e non ha ragione di tornare. Fino a che ne abbiamo la possibilità, facciamo del nostro meglio per il popolo”.
Intanto la Nobel per la Pace si prepara ad assumere la la guida dell’esecutivo, pur continuando per ora a mantenere un basso profilo ed evitando di lanciare proclami. Ai cronisti che le chiedevano conto del processo di transizione democratica, dei negoziati coi militari e della futura elezione del presidente, la leader della Nld ha opposto un discreto, ma netto rifiuto.
Il voto dell’8 novembre scorso - giudicato in gran parte libero da personalità interpellate da AsiaNews - ha visto la partecipazione dell’80% degli aventi diritto, su un totale di 30 milioni di elettori. Ad oggi la Nld si è assicurata 390 seggi (su 440) alla Camera bassa e 168 (su 224) alla Camera alta, per un totale di 558. A lei il compito di guidare l’esecutivo - fino alle prossime elezioni del 2020 - e indicare il nuovo presidente, ma non potrà da sola emendare la Costituzione, perché serve la maggioranza del 75%+1. E, per legge, il 25% dei seggi è assegnato ai militari.
A causa di un cavillo costituzionale, il partito di governo Union Solidarity and Development Party (Usdp), sconfitto alle urne, continuerà a guidare il Parlamento ancora per qualche settimana, fino a che non si insedieranno le nuove camere. Una procedura lenta e farraginosa, oggetto di critiche della stessa Aung San Suu Kyi che ha definito questo iter “assai ridicolo”. Dietro le quinte, intanto, sono già iniziate le grandi manovre che porteranno all’elezione del prossimo capo di Stato.
Infine non si fermano le violenze in alcune zone del Paese abitate dalle minoranze etniche, in particolare negli Stati Kachin e Shan. Milizie locali parlano di pesanti bombardamenti da parte dell’esercito birmano, che si sono intensificati nei giorni scorsi all’indomani della tornata elettorale. I militari hanno stanziato elicotteri, caccia e artiglieria pesanti contri obiettivi strategici del Kachin Independence Army (Kia), centinaia i civili in fuga in cerca di riparo nei villaggi della regione; fonti locali riferiscono che alcune famiglie hanno trovato rifugio nelle chiese messe a disposizione dalle comunitá cristiane della zona.