Cina, uno dei cinque editori scomparsi “confessa” in tv. Ma i conti non tornano
di John Ai

I media ufficiali lanciano un'intensa campagna contro l’editore scomparso Gui Minhai. Egli è accusato di aver ucciso una donna mentre guidava ed essere poi fuggito in una nazione straniera. Una nuova lettera di Lee Bo si unisce alle accuse. Sospettosi gli utenti di internet.


Hong Kong (AsiaNews) – I media di Stato cinesi hanno lanciato un'intensa campagna contro Gui MInhai, uno dei cinque editori scomparsi della Causeway Bay Bookshop di Hong Kong. Gui, cittadino svedese, è sparito nell’ottobre 2015 mentre era in Thailandia.

Secondo il canale televisivo statale Cctv, Gui ha investito una studentessa di Ningbo mentre guidava ubriaco nel 2003: sarebbe stato condannato nel 2004 a due anni di galera e a due anni di arresti domiciliari. Alla Cctv Gui dice oggi: “Ho iniziato ad avere paura della detenzione, perché ho commesso un crimine tanto brutto, e non potevo più rimanere in Cina. Per questo ho deciso di andarmene”.

Secondo la tv cinese, Gui ha lasciato la Cina con un’identità falsa nel novembre 2004 mentre era ancora sotto il regime domiciliare: quindi non aveva la libertà di andarsene dal Paese. Per la Cctv Gui ha provato “paura” e “senso di colpa” per i suoi anni di esilio, nel corso dei quali ha accumulato benessere attraverso il commercio.

Il servizio mandato in onda spiega infine che l’editore, nel giugno 2015, ha saputo della morte del padre: oppresso dalla colpa per non averlo potuto incontrare di nuovo, e triste per il fatto di non poter vedere neanche la madre (che ha più di 80 anni), ha deciso di arrendersi e consegnarsi alla polizia. Gui ha dichiarato che vuole “portare il peso delle sue colpe” e “scusarsi con i familiari della studentessa”.

Per quanto riguarda la sua sparizione, Gui spiega che la decisione di tornare in Cina per confessare “è stata una sua scelta personale” e ora “non vuole che singoli o organizzazioni si occupino della questione o speculino in maniera maliziosa. Spero che le autorità svedesi rispetteranno la mia scelta, i miei diritti e la mia privacy”. Per la Cctv, Gui è sospettato anche di altri crimini.

Allo stesso tempo è arrivata la notizia di una nuova lettera di Lee Bo, editore scomparso alla fine di dicembre 2015. Secondo l’Headline Daily, quotidiano associato allo Sing Tao Daily (pro-Pechino), la moglie di Lee ha ricevuto una nuova missiva in cui il marito accusa l’ex socio Gui di “attività illegali”. Inoltre, lo definisce “immorale” e spiega che ha cercato di coinvolgerlo nell’incidente. Secondo l’articolo, nella lettera Lee sostiene di non voler assistere a “manifestazioni popolari” riguardo la sua “decisione spontanea di collaborare con le indagini”.

Sulla questione sono intervenuti anche gli utenti della Rete, che hanno avanzato diversi dubbi. Secondo l’articolo del 2005 che parla dell’incidente, all’epoca Gui aveva 46 anni; ma egli è nato nel 1964, quindi poteva averne 39 al momento del fatto. Inoltre Gui sarebbe stato portato via da un uomo a Pattaya, Thailandia. Diverse persone hanno indagato nel suo appartamento, e le autorità svedesi sono intervenute per avere notizie. Da parte sua, Bangkok ha dichiarato che non vi erano tracce relative all’uomo.

Infine, la “confessione video” mandata in onda dalla Cctv sembra essere non consecutiva, dato che Gui ha diversi tagli di capelli e vestiti. Al momento, è ancora ignoto il luogo di detenzione dei cinque editori. Secondo il deputato di Hong Kong Lam Woon-kwong, “è probabile” che Lee Bo sia in galera.