Aden, attentato in una caserma: 10 morti. Lo Stato islamico rivendica

Un uomo in divisa militare si è infiltrato nel campo d’addestramento di Ras Abbas e si è fatto esplodere. Decine di feriti sono stati portati in ospedale. Lo stabile appartiene al presidente Hadi, sostenuto dalla coalizione sunnita guidata dall’Arabia saudita contro i ribelli sciiti Houthi. Ieri il governatore della città è scampato ad un agguato.


Aden (AsiaNews) – Un uomo si è fatto saltare in aria in un campo d’addestramento di Aden, uccidendo almeno 10 persone e ferendone altre decine. La caserma è gestita da fedeli del presidente Abdu Rabu Mansour Hadi. Lo Stato islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attentato, che è l’ultimo di una serie di attacchi alla città (la seconda per grandezza dello Yemen), da quando è stata riconquistata a luglio 2015 dalle forze governative, sostenute dalla coalizione sunnita guidata dall’Arabia saudita.

L’attacco mirava alle nuove reclute del campo di Ras Abbas, nel distretto Buraiqa della città. Completato da poco, il complesso serve a formare nuove forze pronte a combattere i ribelli sciiti Houthi, alleati alle forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh e sostenuti sul piano militare dall’Iran.

Secondo testimoni, l’attentatore vestiva la divisa militare usata dalle reclute, e ciò gli ha permesso di penetrare nella folla senza dare nell’occhio, per poi farsi esplodere vicino all’entrata della caserma. Una fonte della Reuters afferma: “L’esplosione ha scosso il campo in modo così violento che si è potuta sentire a chilometri di distanza”.

Lo Stato islamico ha rivendicato l’attentato tramite il media online Amaq. I residenti riferiscono che il Califfato aveva da tempo avvertito i giovani yemeniti di non arruolarsi nell’esercito del governo di Hadi.

Questo è il secondo episodio di violenza ad Aden in due giorni: ieri il governatore e il direttore della sicurezza sono scampati ad un agguato con armi da fuoco.

Da gennaio 2015 lo Yemen è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita, sostenuta dall’Arabia Saudita, e i ribelli sciiti Houthi, vicini all’Iran. Nel mese di marzo 2015, i sauditi a capo di una coalizione hanno iniziato raid aerei contro i ribelli nel tentativo di liberare la capitale Sana’a e riconsegnare il Paese al presidente (prima in esilio, poi rientrato) Abdu Rabu Mansour Hadi. 

Lo scorso gennaio esperti delle Nazioni Unite hanno documentato 119 operazioni militari della coalizione saudita che hanno violato le leggi internazionali, molte delle quali riguardano attacchi multipli che hanno colpito obiettivi civili. Dalle indagini è inoltre emerso che civili in fuga dai raid aerei sono stati colpiti da militari a bordo di elicotteri. Dall’inizio dei raid, sono morte oltre 5.800 persone e ora oltre l’80% della popolazione ha estremo bisogno di cibo e aiuti, acqua potabile e altri beni di prima necessità.