Cina, la Chiesa piange mons. Zeng Jingmu: Un vero testimone di Cristo
di Victoria Ma

Il presule non ufficiale aveva 96 anni, di cui almeno 23 passati in carcere per la sua fedeltà al papa e alla Chiesa universale. Caduto per terra, ha battuto la testa ed è stato ricoverato senza possibilità di incontrare nessuno. Poco dopo è morto. La diocesi di Yujiang è stata fatta confluire dal governo in quella di Nanchang. I funerali si terranno il prossimo 6 aprile. Il governo ha permesso ai fedeli di esporre il corpo per quattro giorni.


Yujiang (AsiaNews) – Il vescovo emerito di Yujiang, mons. Tommaso Zeng Jingmu, è morto lo scorso 2 aprile a 96 anni di età. Pastore della Chiesa non ufficiale, ha trascorso diversi anni in galera per la sua fedeltà al papa. Secondo il portale cinese Catholic Online, il presule è scivolato qualche giorno prima del decesso e ha battuto la testa. Ricoverato in ospedale, è stato tenuto da solo in una stanza: i funzionari del governo locale hanno impedito ai suoi fedeli e amici di andare a trovarlo. I funerali si terranno la mattina del 6 aprile.

Diversi cattolici da molte parti del Paese si sono recati in visita alla casa del vescovo, dove si trova il corpo, e hanno pregato per il suo eterno riposo. Una fedele dice ad AsiaNews: “Il vescovo Zeng è stato un vero testimone di Cristo, durante tutta la sua vita. Mi hanno sempre molto impressionato la sua fede e la sua povertà, sia materiale che spirituale. Ora spero che la Chiesa dello Jiangxi possa essere unita”.

I funzionari del governo hanno respinto la richiesta dei cattolici locali, che volevano esporre il corpo di mons. Zeng per otto giorni in modo da dare a chiunque la possibilità di dare l’ultimo saluto al presule, ma ne hanno concessi quattro.

Nato nel 1920, mons. Zeng entra nel seminario di Yujiang all’età di 10 anni. Ordinato sacerdote nel 1949, viene consacrato vescovo in maniera segreta nel 1990. Nel periodo intermedio viene arrestato decine di volte, e passa circa 23 anni in carcere per le persecuzioni della Rivoluzione culturale e per il rifiuto di aderire all’Associazione patriottica dei cattolici cinesi. Nel 2000 entra nell’Ordine domenicano, e nel 2012 si ritira.

Il suo successore è mons. Giovanni Peng Weizhao, ordinato nel 2014: arrestato nel maggio dello stesso anno, viene rilasciato in novembre. Sin dalla morte del suo predecessore è tenuto sotto stretta sorveglianza da parte della polizia. La comunità ufficiale dello Jiangxi è invece guidata da mons. Giovanni Li Suguang di Nanchang, ordinato nel 2010: al suo insediamento episcopale erano presenti anche cattolici non ufficiali, fra cui tre sacerdoti.

Nella ristrutturazione della Chiesa fatta dal governo cinese, Yujiang è una delle cinque diocesi dello Jiangxi rifluite in una sola, quella di Nanchang. Nei confronti della Santa Sede, mons. Li Suguang si trova in una situazione ambigua: in passato ha partecipato a ordinazioni illecite e sembra più disposto a ubbidire alle indicazioni dell'Associazione patriottica. Non così invece il mons. Peng, educato nella Chiesa sotterranea.

La diocesi di Yujang ha un alto tasso di cattolici e sacerdoti non ufficiali, cioè non iscritti all’Associazione patriottica e quindi non riconosciuti dal governo. Le autorità della provincia permettono molto raramente agli stranieri di visitare i luoghi di culto locali, e spesso affidano i turisti a delle “guide” che li scortano ovunque vanno. Secondo alcune stime, i cattolici locali sono circa 15mila.