La minoranza copta nel mirino delle cellule locali dello Stato islamico. L’omicidio è avvenuto ieri ad Al-Arich; la casa dell’uomo è stata incendiata. In precedenza uccisi un cristiano di 60 anni e il figlio; il giovane è stato bruciato vivo. Sui social Daesh annuncia nuovi attacchi.
Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) - Nel nord della penisola del Sinai è stato ucciso ieri un cristiano copto egiziano e la sua casa è stata data alle fiamme. A rivendicare l’attacco una cellula jihadista legata allo Stato islamico (SI), attivo nella regione e già protagonista in passato di attacchi contro i cristiani. Si tratta della terza vittima in soli due giorni per la comunità copta locale.
Lo scorso 19 febbraio, in un video rilanciato sul sito di messaggistica Telegram, lo Stato islamico aveva promesso di colpire la comunità cristiana. E gli attacchi non si sono fatti attendere.
Il 22 febbraio le autorità hanno rinvenuto il corpo crivellato di proiettili di un cristiano di circa 60 anni; insieme a lui è morto anche il figlio, bruciato vivo dai jihadisti. Le autorità hanno ritrovato il cadavere del giovane all’alba, nel cortile posteriore di una scuola di Al-Arich.
Ieri la terza vittima in soli due giorni: un cristiano di 40 anni è stato ritrovato privo di vita, ucciso da un colpo di pistola alla nuca, sul tetto della propria abitazione. Dopo averlo ucciso, i terroristi hanno dato alle fiamme la sua casa.
Anche l’omicidio di ieri è avvenuto ad Al-Arich, capoluogo del Governatorato del Sinai del Nord. Gli inquirenti hanno subito concentrato le loro attenzioni sulla pista jihadista, confermata poi dalla rivendicazione dei miliziani di Daesh [acronimo arabo per lo Stato islamico] nella regione.
In precedenza, il 12 febbraio ad Al-Arich, alcuni uomini mascherati a bordo di una moto avevano ucciso - sempre a colpi di pistola - un veterinario cristiano, mentre si trovava al volante della propria autovettura. A fine gennaio un funzionario cristiano era stato ucciso da un gruppo di uomini armati; ancora ignota, in questo caso, l’identità degli assalitori.
Dal colpo di Stato militare del 2013, che ha messo fine alla presidenza di Mohamed Morsi e rovesciato il governo dei Fratelli musulmani, il nord del Sinai è teatro di attentati sanguinosi perpetrati da miliziani jihadisti. Il più delle volte gli attacchi si concentrano contro reparti dell’esercito, poliziotti, funzionari della sicurezza. Tuttavia, gli attacchi non hanno risparmiato nemmeno la minoranza cristiana copta. Fra questi, il più grave è stato l’attentato suicida dell’11 dicembre contro una chiesa copta ortodossa al Cairo, che ha causato 29 vittime.
In passato, anche al Qaeda aveva messo nel mirino i cristiani copti. In particolare, nel 2010 la cellula locale della rete del terrore guidata da Osama bin Laden aveva promesso la “pulizia” dai cristiani nella regione del Sinai. Minacce che si sono concretizzate la notte del primo dell’anno del 2011, quando un’autobomba è esplosa davanti a una chiesa copta uccidendo anche in questo caso 29 persone.