S&P declassa il credito cinese. La stizza di Pechino

Il rating passa da AA- a A+ , dato il “prolungato periodo di forte crescita del credito”. Difficoltà a trovare prestiti e finanziamenti nel mercato e nella finanza internazionali. Ministero cinese delle finanze: Decisione sbagliata.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Per la prima volta dal 1999, la S&P Global rating ha declassato il credito cinese da AA- a A+. Secondo l’agenzia per la Cina sono cresciuti rischi economici e finanziari dopo “un prolungato periodo di forte crescita del credito”.

L’economia della Repubblica popolare, pur presentando quest’anno una crescita del Prodotto interno lordo di +6,9, è da tempo afflitta da una vertiginosa crescita del debito statale arrivato al 260% del Prodotto interno lordo. Molti economisti sono convinti che quella cinese è un’economia “drogata”, tenuta in piedi dai prestiti statali e dalla copertura dei debiti da parte dello Stato.

Il declassamento di S&P segue quello di Moody’s nel maggio scorso.

S&P ha anche declassato il rating di tre banche che operano in Cina: la Hsbc China, l’Hang Seng China e la Dbs Bank China.

Il declassamento del credito potrebbe provocare difficoltà per le compagnie cinesi e per il governo a trovare prestiti nel mercato internazionale e una riduzione degli investimenti stranieri nel mercato finanziario.

Il ministero delle Finanze a Pechino ha criticato la scelta di S&P giudicandola una “decisione sbagliata”. In una dichiarazione postata sul suo sito web, esso afferma che l’agenzia di rating “sta dimenticando la sanità dei fondamentali economici e il potenziale sviluppo della Cina”.

“Il fermarsi di S&P sul credito e sulla crescita del debito è largamente un vecchio discorso”

Per il ministero delle finanze, la visione di S&P riflette un cliché di cattiva interpretazione dell’economia cinese.