Porto di Gwadar, apre la zona di libero scambio nella ‘Via della seta cinese’. Il disappunto di Delhi

Lo scalo pakistano è il progetto di punta del China-Pakistan Economic Corridor, del valore di oltre 50 miliardi di dollari. In piena operatività, la zona attrarrà investimenti diretti per 790,5 milioni. Le autorità indiane si oppongono al passaggio del corridoio sul territorio conteso del Kashmir.


Gwadar (AsiaNews) – Il primo ministro pakistano Shahid Khaqan Abbasi ha inaugurato ieri  la prima fase della zona di libero scambio del porto di Gwadar, nella provincia meridionale del Balochistan. Esso diviene il primo tassello dello sviluppo dell’area costiera, considerata “testa di ponte” della “Nuova Via della seta” cinese. Dal porto transiteranno le merci cinesi dirette verso Europa e Africa. Accanto al plauso di Pechino, ieri si sono alzate anche le critiche dell’India. Le autorità di Delhi si oppongono alle mire espansionistiche della Cina e al Corridoio economico sino-pakistano (Cpec, China-Pakistan Economic Corridor), di cui fa parte il porto, che passerà per il territorio conteso del Kashmir.

Ieri rappresentanti cinesi e pakistani hanno firmato cinque accordi e un memorandum d’intesa. Gli accordi istituiscono le città di Piung (Cina) e Gwadar come “città sorelle” e gli scali di Gwadar e Tianjin come “porti sorelle”; poi creano sodalizi tra il governo distrettuale di Gwadar e la China Overseas Ports Holding Company (Cophc), compagnia che gestisce il porto pakistano.

Il porto di Gwadar è stato scelto per la sua posizione strategica. La città è chiamata la “porta del vento”, a metà strada tra Medio oriente, Asia centrale e Asia del sud. Il piano comprende il primo porto d’acqua profonda del Paese, la zona di libero scambio e 50 chilometri di spazio destinati alle banchine. Esso assicura alla Cina un accesso diretto sul mar Arabico.

Secondo Zhang Baozhong, presidente della Cophc, “con la costruzione della zona di libero scambio, il porto diventerà il maggiore snodo commerciale della regione e migliorerà l’intera economia pakistana e la vita delle persone”. Per ora, ha aggiunto Baozhong, almeno 30 aziende tra banche, hotel e della pesca sono entrate nel commercio della zona con investimenti diretti di 473,3 milioni di dollari. Quando l’area diventerà del tutto operativa, ha aggiunto, il volume annuale [di investimenti] sarà di 790,5 milioni.

Dal canto suo, Abbasi ha detto che “il Cpec oggi è diventato realtà e cambierà il destino della regione”. Il corridoio economico, del valore di oltre 50 miliardi di dollari e con una lunghezza di circa 1400 km, è il progetto di punta della strategia “One belt, One road”, con cui Pechino ha coinvolto 65 Paesi al mondo. Collegherà le città di Kashgar (nel Xinjiang cinese) e Gwadar, sulla costa sud-occidentale del Pakistan, attraverso una rete di strade, ferrovie, oleodotti, gasdotti e cavi della fibra ottica. “Il progetto – ha assicurato il premier – porterà prosperità non solo al Pakistan, ma anche agli Stati dell’Asia centrale, alla Cina occidentale e all’Afghanistan”.

La sigla degli accordi ha scatenato le immediate reazioni dell’India. Gautam Bambawale, ambasciatore di Delhi a Pechino, ha rilasciato un’intervista al Global Times, organo ufficiale del Partito comunista cinese, in cui afferma: “Il China-Pakistan Economic Corridor passa attraverso il territorio reclamato dall’India e perciò viola la nostra integrità territoriale. Questo è un grande problema per noi. Dobbiamo discuterne, non nasconderlo sotto il tappeto”. Hua Chunying, portavoce del Ministero cinese degli esteri, ha replicato: “Il Cpec è solo un accordo di cooperazione economica. Non vuole colpire nessun Paese terzo. Speriamo che la controparte indiana possa comprendere questa prospettiva e siamo pronti a rafforzare la collaborazione [con Delhi]”.