Islamabad (AsiaNews) - La Corte Suprema ha cancellato la condanna a morte che pesava su Asia Bibi, una donna cristiana stata condannata per blasfemia nel 2010. Il suo caso, un’evidente manipolazione della cosiddetta “legge nera” del Pakistan, ha suscitato ondate di solidarietà nel mondo, ma anche forti reazioni nel Paese.
Anche quest’oggi, la sede della Corte suprema era circondata da gruppi di poliziotti per timore che vi fossero violenze verso i giudici e la stessa Asia Bibi.
I tre giudici, Saqib Nisar, Asif Saeed Khosa e Mazhar Alam Khan Miankhel, dopo aver letto il verdetto di 56 pagine hanno detto alla donna che era ormai libera.
Alcuni gruppi radicali guidati da imam, hanno già decretato che si opporranno alla sentenza di liberazione. In molte città del Punjiab si registrano manifestazioni e blocchi delle strade. Molte scuole cristiane hanno avvertito i genitori di andare a prendere i loro figli a scuola perché avrebbero chiuso gli edifici per timore di violenze.
Asia Bibi era stata condannata a morte il 7 novembre 2010 da un tribunale del Punjab. Era stata arrestata per blasfemia nel giugno 2009, dopo una discussione con alcune sue colleghe in cui ella ha difeso la sua religione. Le altre donne, che con Asia le sue due figlie sono lavoratrici agricole, la spingevano a rinunciare alla fede cristiana e abbracciare l’islam. Asia Bibi ha risposto parlando di come Gesù sia morto sulla croce per i peccati dell’umanità, e ha chiesto alle altre donne che cosa avesse fatto Maometto per loro.
Le donne hanno allora picchiato lei e le sue figlie e spinte dall’imam locale e da un gruppo di uomini, l’hanno accusata di blasfemia. La polizia l’ha presa in custodia, salvandola da una folla feroce. Ma dopo un anno e più di prigione è stata condannata a morte.
Per la sua liberazione si erano impegnati l'allora governatore del Punjiab, Salman Taseer, musulmano, ucciso nel 2011, e il cattolico Shahbaz Bhatti, ucciso qualche mese dopo, allora ministro per le minoranze.