Bloccata l’entrata in Hong Kong a un giornalista del Financial Times
di Paul Wang

Victor Mallet, britannico, avrebbe diritto a stare 180 giorni senza visto. In agosto gli era stato rifiutato il visto di lavoro. Aveva ospitato una conferenza di Andy Chan, del Partito nazionale indipendentista, inviso a Pechino. Cancellati anche due eventi con il dissidente scrittore Ma Jian.


Hong Kong (AsiaNews) – Un giornalista del Financial Times, Victor Mallet, è stato bloccato dall’entrare nel territorio di Hong Kong, dove cercava di entrare come turista. Un mese prima a Mallet era stato rifiutato il rinnovo del suo visto di lavoro, senza alcuna spiegazione.

Molte persone attribuiscono questa “punizione” al fatto che Mallet (foto 1), al tempo presidente del Foreign Correspondent Club (Fcc) di Hong Kong, ha moderato una conferenza di Andy Chan, l’attivista indipendentista, nelle sale del Fcc.

L’invito a Andy Chan, membro del Partito nazionale di Hong Kong, ora messo fuorilegge, aveva suscitato le ire di Pechino che aveva chiesto di cancellare l’evento.

Il rifiuto di dare a Mallet il visto anche come turista è ancora più grave perché il giornalista, essendo britannico, avrebbe diritto di entrare nel territorio per 180 giorni senza alcun visto.

Il Fcc ha chiesto spiegazioni al governo, ma non ha ricevuto alcuna risposta.

Sotto la Cina, Hong Kong dovrebbe godere di un alto grado di autonomia, garantito dalla formula “una nazione, due sistemi”, ma sono ormai in molti che denunciano la riduzione di molte libertà nel territorio, con l’assenso o la silenziosa obbedienza del governo locale.

Personalità del Gruppo pan-democratico al parlamento di Hong Kong hanno chiesto spiegazioni sul caso al capo dell’esecutivo, Carrie Lam. Essi dicono che tali situazioni minano la libertà di stampa e di espressione e inibiscono compagnie internazionali a fare investimenti nel territorio, un tempo noto per la sua libertà.

Quasi nelle stesse ore in cui a Mallet veniva rifiutato il visto, il Centro artistico di Tai Kwun ha cancellato due eventi in cui avrebbe partecipato Ma Jian, il dissidente e scrittore cinese, ora in esilio a Londra (foto 2). Ma era stato invitato al festival letterario internazionale e avrebbe presentato il suo ultimo romanzo, “Il sogno della Cina”, che riprende uno slogan di Xi Jinping, e lo sottopone a una forte critica. Ma Jian non ha trovato nella città nessun editore che volesse pubblicare la sua opera in cinese. Forse per timore di ritorsioni o di rapimenti da parte di guardie cinesi, come avvenuto per alcuni editori due anni fa.