Leader musulmani e cristiani condannano le stragi di Pasqua in Sri Lanka (Foto)

A Delhi la manifestazione dello “United Against Hate”. La solidarietà delle Chiese asiatiche. Attivista musulmano: “Cristianesimo e islam possono camminare insieme, come suggerisce papa Francesco”.


New Delhi (AsiaNews) – Per sconfiggere la minaccia del terrorismo, “dobbiamo creare legami di fiducia reciproca e ponti tra le religioni. Proprio come hanno fatto papa Francesco e il Grande imam di Al Azhar”, firmando il Documento sulla fratellanza umana ad Abu Dhabi lo scorso febbraio. Lo afferma ad AsiaNews Ovais Sultan Khan, leader musulmano di “United Against Hate” (Uah). Egli condanna le stragi della Domenica di Pasqua in Sri Lanka contro tre chiese e tre hotel e esprime solidarietà alle vittime cristiane. Poi aggiunge: “Apparteniamo a fedi diverse, ma dobbiamo unirci. Il terrorismo non riguarda solo i musulmani, è un problema molto più grande. Le due grandi religioni, cristianesimo e islam, possono camminare insieme, così come suggerito dal pontefice. Ma abbiamo bisogno di più dialogo per eliminare la catena di sangue. Per noi l’attacco contro le moschee di Christchurch e contro le chiese in Sri Lanka hanno lo stesso valore”.

Ieri il gruppo “United Against Hate” ha organizzato una manifestazione a New Delhi, di fronte alla cattedrale del Sacro Cuore. Insieme a loro, sikh, indù, sacerdoti, suore e laici, per un totale di quasi 200 persone. Nadeem Khan, anch’egli leader di Uah, riporta: “Erano presenti tutti i settori della società e le sette musulmane dell’India. Abbiamo voluto lanciare un messaggio chiaro: il terrorismo è contro tutte le religioni. Preghiamo per coloro che hanno perso la vita. Tutti noi siamo accanto ai nostri fratelli cristiani in questo momento di dolore”.

La manifestazione di Delhi era organizzata in collaborazione con la Commissione arcidiocesana per l’ecumenismo. Lo slogan era: “Siamo tutti Colombo. Siamo tutti cristiani”. Ha partecipato anche John Dayal, segretario generale dell’All India Christian Council. Egli ne sottolinea l’importanza sia perché la manifestazione cadeva “in un giorno lavorativo”, sia per “le sigle musulmane che vi hanno aderito: il Jamaat-e-Islami Hind (Jih) e il Jamiat Ulema-e-Hind, (Juh), tra le principali organizzazioni di studiosi islamici appartenenti alla scuola di pensiero Deobandi in India”. 

Lenin Raghuvanshi, direttore esecutivo del Peoples’ Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr) di Varanasi, che afferma: “La tragedia avvenuta in Sri Lanka è un attacco contro l’umanità. Essa è parte di un allarmante modo di pensare fascista”. Poi aggiunge: “Dobbiamo promuovere la diversità e il pluralismo. Dobbiamo rifondare lo stato di diritto. Dobbiamo anche promuovere un processo di riconciliazione che rimedi agli errori”.

Nei giorni precedenti, il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, ha espresso una dura condanna contro i massacri in Sri Lanka. “La Chiesa in India – ha detto – è molto addolorata e rattristata per gli attacchi contro le chiese. Offriamo la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti. In questo giorno di festa nella speranza della resurrezione, i nostri fratelli e sorelle dello Sri Lanka sono devastati dall’insensata violenza. Preghiamo che Cristo Risorto porti la pace”.

Domenica prossima, 28 aprile, i vescovi di rito latino della Conferenza episcopale indiana (Ccbi) invitano ad osservare una “giornata speciale di preghiera per la tragedia in Sri Lanka”.