Mons. Rayarala: Periferie, sacerdoti e istruzione, gli obiettivi del mio episcopato (Foto)

Il superiore regionale del Pime è stato consacrato vescovo di Srikakulam, in Andhra Pradesh. Alla cerimonia erano presenti 8mila fedeli. La diocesi attendeva un pastore da otto anni. Gli obiettivi per il 2020-2022. Prima di tutto, “ridare la speranza che camminiamo insieme”.


Srikakulam (AsiaNews) – Evangelizzazione delle periferie, formazione dei sacerdoti e educazione dei bambini, per garantire loro un futuro migliore: sono i primi obiettivi pastorali di mons. Rayarala Vijay Kumar, superiore regionale del Pontificio istituto missioni estere (Pime) in India, consacrato vescovo lo scorso 2 settembre nella cattedrale dedicata a Maria aiuto dei cristiani. La diocesi che papa Francesco gli ha affidato è quella di Srikakulam, in Andhra Pradesh. Qui circa 8mila fedeli provenienti da ogni parte dello Stato gli hanno dedicato una grande festa per il suo insediamento. Ad AsiaNews racconta le sfide che lo attendono in questa “diocesi di periferia che aspettava un vescovo da otto anni. Dobbiamo rianimare la comunità cristiana e ridare loro la speranza che camminiamo insieme”.

La messa di ordinazione episcopale è stata concelebrata da p. Ferruccio Brambillasca, superiore generale del Pime, insieme a 14 vescovi di Andhra Pradesh, Telangana e Orissa (Stato confinante con la diocesi), accompagnati da 350 sacerdoti. Tra i presenti vi erano anche p. Carlo Torriani (Pime), “mio maestro di missione, che ha cantato il Te Deum in latino”, e la famiglia al completo, compresa l’anziana madre cui per prima il missionario ha rivelato la vocazione al sacerdozio (v. foto di copertina). “È stata una cerimonia – riferisce – sentita, spirituale, intensa. Anche il tempo è stato clemente e Dio ci ha donato il sole fino alla fine”.

Mons. Rayarala ha scelto come motto “Nolite timere”, cioè “Non abbiate paura”, “una frase che Gesù ripeteva spesso ai discepoli nel momento del timore. L’ho adottata come segno di Dio, affinchè egli sia con me e mi guidi. All’inizio avevo paura, perché la diocesi è lontana dal tradizionale raggio d’azione del Pime. Ora sono io a dire alla mia comunità di non avere paura: ai malati che soffrono, ai poveri, alle persone incarcerate in maniera ingiusta”.

Nello stemma episcopale, egli ha scelto quattro simboli: “La barca, simbolo della missione e del Pime; la Bibbia, perché la prima responsabilità del vescovo è annunciare la Parola di Dio; la stella, che è Maria Vergine; infine il ramo d’ulivo, simbolo di pace e di rinascita”.

La diocesi di Srikakulam è una diocesi di missione, popolata da 70mila cristiani in maggioranza tribali. È stata creata 25 anni fa e oggi è composta da 36 parrocchie guidate da 70 sacerdoti. Nella comunità operano circa 100 suore e 150 catechisti.

Oggi il vescovo ha tenuto il primo incontro con il clero, spiegando la sua visione di missione: “Ho in mente un programma preciso per i prossimi tre anni, che mi servirà per conoscere i bisogni la diocesi. Il 2020 sarà l’anno dedicato a preti e religiosi, alla loro formazione spirituale e pastorale e a creare legami tra di noi, secondo l’insegnamento di papa Francesco che dice ai vescovi ‘Amate i vostri preti’. Il successivo è per incoraggiare i catechisti, i primi a trasmettere il Vangelo nelle aree più remote. Infine il terzo è per i gruppi e i movimenti operanti nelle parrocchie della diocesi”. La missione, dice in conclusione, “correrà su due binari, tra i cristiani e tra i non cristiani. Qui c’è grande bisogno di servizio”. (A.C.F.)