Oggi si commemora il 30mo anniversario della firma della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. Dal 2001 sono morti 927 bambini e più di 2.100 sono rimasti feriti. Leader pacifista: “L’immagine della bambina vietnamita colpita dalla bomba al napalm fece tremare il mondo. In Afghanistan avviene lo stesso”.
Kabul (AsiaNews) – In Afghanistan due terzi dei bambini soffre per il conflitto civile, che insanguina il Paese dal 2001, dopo la caduta dei talebani. Lo rivela l’ultimo rapporto stilato da Save the Children e pubblicato ieri, alla vigilia della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ad AsiaNews Bacha Khan Muladad, responsabile delle pubbliche relazioni del People’s Peace Movement (Ppm), un gruppo pacifista sorto in modo spontaneo nella società civile, dichiara: “Un padre ucciso di fronte al proprio figlio non ha niente a che vedere con l’islam. È l’estremismo che agisce. Tali azioni non hanno legami con la religione. L’islam non ce lo consente”.
Oggi si commemora il 30mo anniversario della firma della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. Secondo la Missione Onu in Afghanistan (Unama), dall’inizio della guerra sono morti 927 bambini e più di 2.100 sono rimasti feriti. Lo studio di Save the Children riporta uno scenario tragico per i minori afghani. Il conflitto civile piomba nelle loro vite nei modi più disparati: tramite le bombe, la notizia di un parente o un amico ferito e ucciso, la paura, forme di ansia e depressione che conducono anche ad atti di autolesionismo.
Il sondaggio è stato condotto su 600 adulti e 90 minori in quattro province del Paese. Il 95% degli intervistati nelle aree fuori Kabul dichiara che i propri figli hanno avuto contatti con il conflitto; nella capitale, circa il 65%. La maggior parte dei bambini sostiene di avere paura quando si reca a scuola, al mercato, o gioca all’aperto, luoghi privilegiati per gli attacchi degli estremisti, che di solito colpiscono obiettivi simbolo per massimizzare l’attenzione e lo shock.
La guerra affligge in modo sensibile la salute mentale dei piccoli e degli adolescenti. Appena il 30% di loro si sente al sicuro nelle aule scolastiche, la maggioranza ha timore ad uscire di casa. Una 14enne di Sar-e-Pul dice: “Quando scoppiano i combattimenti, non c’è posto sicuro nel villaggio, ma la mia casa è meglio che fuori. Ci nascondiamo negli angoli delle stanze”. Una 16enne di Kabul riporta che il fratello più piccolo di due anni ha assistito a un attentato e ora, “ogni volta che sente un rumore, anche solo una porta che si chiude, scatta in piedi”.
Il 38% dei genitori rivela che i figli si infliggono ferite fisiche, come se l’ulteriore sofferenza potesse in qualche modo lenire il trauma mentale; il 73% riporta inoltre che i bambini hanno attacchi d’ansia e di panico; il 48% sostiene che i propri figli soffre d’insonnia. Bacha Khan dice: “Quando l’aviazione sudvietnamita sganciò la bomba al napalm in Vietnam, la foto della bambina [che correva] fece inorridire. La gente si svegliò e il mondo tremò. Ho in mente quell’immagine quando vedo quelle dei bambini in Afghanistan”. (A.C.F.)
(Photo credit: Bacha Khan Muladad)