Almeno 11 soldati feriti nell’attacco iraniano agli Usa. Khamenei a Teheran per la preghiera

La conferma arriva da fonti del Pentagono, che parlano di “commozione cerebrale” in fase di “valutazione”. I militari sono in cura presso strutture in Kuwait e Germania. Per la prima volta dal 2012 la guida suprema conduce il sermone del venerdì nella capitale. Un gesto dall’alto valore simbolico. 


Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Sono almeno 11 i soldati statunitensi che sono rimasti feriti nel corso dell’attacco missilistico contro basi militari Usa in Iraq, lo scorso 8 gennaio, in risposta all’uccisione del generale Qasem Soleimani, capo della Forza Qods. In un primo momento sia il ministero della Difesa che il presidente Donald Trump avevano smentito il coinvolgimento di uomini o mezzi in seguito al bombardamento sferrato dalla Repubblica islamica.

A rivelare la notizia è il portale americano specializzato in temi militari Defense One, che cita fonti del Pentagono secondo cui i soldati avrebbero riportato commozioni cerebrali di varia entità. I militari feriti durante l’attacco iraniano sarebbero stati ricoverati in strutture ospedaliere in Kuwait e in Germania. 

“Sebbene non si siano registrate vittime fra gli effettivi dell’esercito Usa nell’attacco iraniano dell’8 gennaio alla base di al-Asad - sottolinea il capitano Bill Urban, portavoce del Comando centrale - diverse persone sono state trattate per commozione cerebrale”. L’ufficiale aggiunge che i feriti “sono ancora in fase di valutazione” e, come misura precauzionale, alcuni di loro “sono stati trasportati in strutture per uno screening successivo”. 

Oggi, intanto, per la prima volta dal 2012 la guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, guiderà la preghiera del venerdì nella capitale Teheran. Una decisione che conferma il clima di profonda tensione che si respira nel Paese, teatro nei giorni scorsi di numerose proteste in seguito all’abbattimento dell’aereo di linea ucraino da parte dell’esercito nella convulsa notte di attacchi contro obiettivi statunitensi in Iraq. 

Nei giorni scorsi il presidente iraniano Hassan Rouhani ha rilanciato a più riprese appelli all’unità di fronte alle sfide e alle minacce esterne, in primis le sanzioni statunitensi che stanno mettendo in ginocchio gran parte della popolazione. Al contempo, egli - in uno dei rari momenti di contrasto interno - ha invitato i militari a fornire una spiegazione esaustiva dell’incidente

Secondo quanto riferisce l’agenzia iraniana Mehr, oggi l’80enne Khamenei guiderà la preghiera del venerdì nella moschea Mosalla a Teheran. Fonti ufficiali affermano che “la nazione iraniana mostrerà oggi ancora una volta il suo volto compatto e la propria grandezza”. L’ultima volta che la guida suprema è apparsa nella capitale per la preghiera era il 2012, in occasione del 33mo anniversario della Rivoluzione islamica che ha portato al potere gli ayatollah. 

Analisti ed esperti sottolineano che guidare la preghiera del venerdì a Teheran assume un elevato significato simbolico. Si tratta di un gesto che viene riservato in occasioni o momenti in cui le autorità vogliono consegnare un messaggio importante alla nazione.