Beirut, card Raï: istituzioni ‘politicizzano’ l’incidente e ostacolano l’inchiesta

Nell’omelia di ieri nuovo attacco del patriarca maronita alla classe politica e istituzionale libanese. Per il prelato sta montando una “collera popolare” per i ritardi sull’indagine e nella formazione di un nuovo governo. Le esplosioni trattate da una “prospettiva elettorale”. Metropolita greco-ortodosso: i leader illudono il popolo con false promesse.


Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Una parte della classe dirigente “tratta l’esplosione” al porto di Beirut in una “prospettiva politica” e “impedisce” una inchiesta internazionale che, “grazie alla sua neutralità”, possa far luce su “cause e responsabilità” in modo “imparziale e integro”. È quanto ha affermato ieri, durante l’omelia della messa domenicale, il patriarca maronita card Beshara Raï, secondo il quale la “collera popolare” sta montando anche per il ritardo con cui le parti stanno procedendo nella formazione di un nuovo governo. E che trattano la vicenda dell’incidente “da una prospettiva elettorale, legata ai propri interessi”. 

Il porporato è tornato ad attaccare in modo frontale la classe politica e dirigente del Paese dei cedri, ribadendo la necessità di una “neutralità attiva” per la sua salvezza. Il cardinale ha criticato con forza le manovre dei politici per fini personali e i continui tentennamenti nella formazione di un nuovo governo. “Perché - attacca - siamo così refrattari alle riforme?”. 

Per il patriarca maronita una delle ragioni di questo continuo temporeggiamento è la “volontà di riportare il Libano allo stato di isolamento nel quale si trovava prima della tragedia al porto” e di “contrastare le iniziative di alti funzionari internazionali a suo favore”. Il riferimento è alla visita del presidente francese Emmanuel Macron, che è giunto in visita ufficiale a Beirut all’indomani della devastante doppia esplosione, chiedendo ai responsabili di formare un esecutivo competente e capace nella guida del Paese. 

Per il Libano è essenziale rafforzare le relazioni con i Paesi arabi e occidentali, evitando al contempo di venire risucchiato dalle crisi regionali e internazionali in atto. “Questo - sottolinea il card Raï - è esattamente ciò di cui noi abbiamo bisogno oggi. Serve qualcuno che possa, con le persone di buona volontà, ristabilire queste relazioni con queste nazioni e far uscire il Libano dal suo isolamento forzato a livello politico, diplomatico ed economico che lo soffoca”. 

Sulla situazione politica e istituzionale del Paese è intervenuto nel fine settimana anche il metropolita di Beirut Élias Audi, durante la messa celebrata nella cattedrale di san Giorgio dei greco-ortodossi, in centro città. Per il vescovo i “responsabili” sono interessati solo “a mantenere i loro posti” e a illudere la popolazione con “false promesse”. Egli ha inoltre attaccato con toni duri quanti “pensano di poter controllare il popolo disseminando il caos, la morte e la distruzione”.