Hong Kong: Jimmy Lai ancora in prigione. Blinken promette rifugio ai dissidenti

Il neo segretario di Stato Usa accusa Pechino di violare i suoi impegni per l’autonomia della città. La procura vuole negare la libertà su cauzione al magnate: i dubbi della Corte d’appello. Critiche a Carrie Lam per aver incontrato il massimo giudice cittadino poco prima dell’udienza.


Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Gli Stati Uniti devono dare rifugio ai dissidenti che contestano la repressione in atto nell’ex colonia britannica. Sono le parole del nuovo segretario di Stato Usa Antony Blinken, pronunciate ieri subito dopo che il magnate filo-democratico Jimmy Lai è stato riportato in carcere.

Nella sua prima intervista come capo della diplomazia statunitense, Blinken ha condannato la legge sulla sicurezza, uno strumento che Pechino usa per mettere a tacere il fronte democratico di Hong Kong. Egli ha fatto notare che la Cina ha violato in modo “vergognoso” gli impegni assunti con la Gran Bretagna. Londra ha restituito la città ai cinesi nel 1997; Pechino si è impegnata a riconoscere una larga autonomia alla città fino al 2047 nel rispetto del principio “un Paese, due sistemi”.

Ieri la Corte finale di appello si è presa del tempo per decidere sulla richiesta di scarcerazione presentata da Lai. Il 23 dicembre l’Alta corte ne aveva ordinato la liberazione su cauzione, concedendogli gli arresti domiciliari. Un tribunale intermedio ha ribaltato la decisione il 31 dicembre su richiesta del dipartimento di Giustizia.

Il 73enne proprietario del quotidiano Apple Daily – voce critica della leadership cittadina e di Pechino – è accusato di “collusione” con forze straniere, reato previsto dalla legge sulla sicurezza nazionale. La procura ha formulato l’imputazione per le interviste che Lai ha concesso a giornali di altri Paesi. Nel mirino vi è anche il suo presunto invito ai governi stranieri di sanzionare i leader di Hong Kong per le loro azioni contro il movimento democratico. L’inizio del processo è previsto per il 16 aprile: egli rischia l’ergastolo.

Tre dei cinque giudici d’appello hanno espresso riserve sulla posizione dell’accusa, secondo cui i reati che minacciano la sicurezza nazionale non prevedono la concessione della libertà su cauzione. Come notato dal legale di Lai, è necessario tenere conto di principi generali come la presunzione d’innocenza e il diritto di libertà nel valutare il caso, dunque spetta agli inquirenti dimostrare che il miliardario potrebbe fuggire o inquinare le prove una volta scarcerato.

La Corte finale di appello è sotto pressione per il processo nei confronti di Lai. Carrie Lam, capo pro-Pechino dell’esecutivo cittadino, è finita nel mirino della critica dopo aver incontrato il presidente del tribunale pochi giorni prima dell’udienza di ieri. Lam si è difesa dicendo di non avere interferito in alcun caso e che è sua prerogativa parlare con la massima autorità giudiziaria della città.