Beffa alla corte e all’Onu: Kuala Lumpur rimpatria 1086 profughi in Myanmar

La corte aveva chiesto di ritardare il rimpatrio. L’Onu aveva domandato una verifica per la presenza di rifugiati politici e richiedenti asilo. Da oltre un anno all’Alto commissariato Onu per i rifugiati non è permesso di visitare i centri di detenzione dei migranti.


Kuala Lumpur (AsiaNews) – Nonostante un ordine della corte, il governo malaysiano ha rimpatriato 1086 profughi in Myanmar. Ieri la corte aveva bloccato il rientro per la presenza di possibili rifugiati politici e a causa della situazione del Paese, che ha subito un colpo di Stato ad opera dei militari.

Organizzazioni per i diritti umani avevano messo in guardia il governo malaysiano sul fatto che nel gruppo vi erano membri di minoranze etniche in lotta con l’esercito birmano, che se rimpatriati avrebbero subito persecuzioni.

Il direttore generale dell’immigrazione, il malaysiano Khairul Dzaimee Daud, ha dichiarato che “tutti i rimpatriati sono tornati volontariamente” e che fra loro non vi erano profughi in cerca di asilo. Daud ha anche precisato che fra essi non vi erano Rohingya. Ma le sue affermazioni non possono essere verificate perché le autorità del Paese da oltre un anno non permettono a membri dell’Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati) di visitare i centri di detenzione.

Ieri, rappresentanti dell’Unhcr avevano detto che fra i profughi che rischiavano il rimpatrio vi erano membri delle minoranze Chin e Kachin, in lotta con l’esercito regolare. Essi avrebbero subito persecuzioni se fossero stati riportati in patria.

Ieri mattina, però, si parlava di 1200 persone da rimpatriare. Ieri in serata, sono stati rimpatriati solo 1.086. Nessuno ha dato spiegazioni per la differenza.

I migranti erano stati rinchiusi in una base militare. Da qui, con bus e camioncini, sono stati trasferiti su tre navi messe a disposizione dalla marina del Myanmar.

Il rimpatrio è visto da molti osservatori come un piegarsi della Malaysia al governo militare, anche se giorni prima Kuala Lumpur aveva dichiarato di essere “seriamente preoccupata” per il colpo di Stato.

La Malaysia ha accolto milioni di migranti dalle regioni più povere dell’Asia – soprattutto Myanmar, Bangladesh e Indonesia – per impiegarli come manodopera a basso costo in particolare nel campo dell’edilizia. A causa della pandemia e della conseguente crisi economica, lo scorso anno il governo ha espulso circa 37mila migranti.