Sostegno alla protesta popolare: attori e registi nel mirino di Teheran

Le autorità hanno inasprito la repressione di quanti appoggiano le manifestazioni. Giro di vite contro le celebrità che hanno aderito alla campagna “Abbassa le armi”, oggetto di minacce e intimidazioni. Una fatwa contro il film “Holy Spider”, con protagonista Zar Amir Ebrahimi. Ma i cittadini sfidano i divieti e manifestano per chiedere giustizia per le 37 vittime del crollo ad Abadan.


Teheran (AsiaNews) - Teheran ha inasprito le repressioni contro registi e attori, in prima fila nella campagna di protesta per le difficili condizioni economiche di una popolazione che riempie le piazze esprimendo a gran voce il malcontento contro il caro prezzi e lo stallo nei colloqui sul nucleare (Jcpoa). Sanzioni occidentali, corruzione interna e una politica economica fallimentare promossa dal governo spingono sempre più persone a manifestare, chiedendo diritti, lavoro e libertà. Alla richiesta di intellettuali e professionisti del cinema e tv di mostrare “contegno” nell’affrontare i dimostranti, le autorità hanno reagito imprimendo un ulteriore giro di vite contro il dissenso pubblico e sui social.  

Secondo quanto riferisce il regista iraniano Mohammad Rasoulof, i firmatari della dichiarazione “Lay Down Your Arms” sono stati oggetto di minacce e intimidazioni da parte di agenti in borghese e milizie vicine agli ayatollah. Fra le richieste, quella di annullare le firme e ritirare la campagna che, a detta delle autorità, getterebbe una cattiva luce sulla Repubblica islamica. “Pensano che il cinema - ha dichiarato l’artista - sia la loro caserma, in cui possono usare il militarismo per mettere a tacere il malcontento”. 

Nella lettera aperta pubblicata a fine maggio i promotori - registi e attori - invitano le forze di sicurezza e i protagonisti delle dure repressioni ad “abbassare le armi”. Da settimane il Paese è teatro di manifestazioni che sono andate aumentando, nonostante i tentativi di eliminare il dissenso e il malcontento da parte del governo. In un nota, il ministro iraniano della Cultura e delle norme islamiche ha minacciato punizioni verso quanti “cercano di ostacolare i Pasdaran e i guardiani della sicurezza rilasciando dichiarazioni inutili e osservazioni deliranti”, con pene detentive da sei mesi fino a 10 anni di carcere. 

Nel mirino delle autorità iraniane è finito anche il riconoscimento assegnato di recente dalla giuria di Cannes al film del regista danese-iraniano Ali Abbassi, con protagonista l’iraniana Zar Amir Ebrahimi che ha ottenuto il premio come miglior attrice in “Holy Spider”. L’artista vive in esilio da qualche tempo, dopo essere stata oggetto di una campagna di minacce e diffamazione in seguito a un video (privato) mentre era in intimità con l’allora fidanzato, poi diventato virale in rete. 

A scatenare l’ira degli ayatollah, il tema del film tratto da una storia vera che racconta i crimini di un serial killer che colpiva nel mondo della prostituzione a Mashhad. Una città santa e descritta, nella rappresentazione delle sue vie concentriche, come la tela di un ragno nella quale cadono le sue prede, con i suoi cittadini vittime e prede. Per l’ente affiliato al ministero della Cultura il film è un “crimine politico” e racconta la vicenda in modo “falso e disgustoso”, con un ritratto “distorto” della società iraniana e “insulti aperti” alle credenze degli sciiti. I vertici religiosi si sono spinti oltre con un durissimo parallelo, accusando regista e attrice di “atti blasfemi” come avvenuto in passato con la celebre opera “Versetti Satanici” di Salman Rushdie, che era valsa una fatwa dell’allora guida suprema Ruhollah Khomeini, nel 1989, chiedendo l’uccisione dell’autore.

A dispetto di fatwa, minacce e violenze, gli iraniani sfidano i divieti e continuano con l’onda lunga della protesta come accaduto di recente in occasione dei funerali delle 37 vittime del crollo di un palazzo nella città di Abadan, nel Khuzestan (sud-ovest), zona ricca di petrolio. In risposta, la polizia presente in massa per sedare ogni forma di dissenso è intervenuta usando la forza a colpi di manganello, gas lacrimogeni, colpi esplosi in aria e arresti.