Il rinnovo dell'Accordo sino-vaticano e il caso di Tianjin
di Giorgio Bernardelli

L'incontro tra la delegazione vaticana e le autorità cinesi è avvenuto in una città dove dal 2005 non c'è un vescovo ufficiale. Mons. Celli ha potuto incontrare il vescovo sotterraneo novantaduenne mons. Melchiorre Shi Hongzhen. Intanto la relazione presentata all'Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici cinesi quantifica in 4202 le chiese cattoliche in Cina e 110mila i nuovi battesimi negli ultimi sei anni.


Milano (AsiaNews) – Proprio mentre è trascorso ormai un intero anno dalla più recente nomina di un vescovo in Cina - mons. Cui Qingqi, vescovo di Wuhan-Hankou ordinato l’8 settembre 2021 - a Tianjin una delegazione vaticana guidata da mons. Claudio Maria Celli ha incontrato le autorità della Repubblica popolare cinese. L’incontro è stato reso noto nei giorni scorsi dal segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, nel corso di un’intervista a una rete televisiva italiana.

Al centro del viaggio - svoltosi tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre - è stato ovviamente il rinnovo dell’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi, siglato nell'autunno 2018 e rinnovato il 22 ottobre 2020 con durata biennale e dunque ormai vicino alla seconda scadenza. Avendo papa Francesco espresso pubblicamente l’auspicio che venga rinnovato e avendo reso noto l’esito positivo della visita della delegazione vaticana, è facile concludere che il rinnovo dell’Accordo è ormai sostanzialmente siglato, anche se probabilmente verrà annunciato solo a ridosso della scadenza. Del resto Pechino ormai è alla vigilia dell’appuntamento cruciale del 16 ottobre, la data d’inizio del 20° Congresso del Partito comunista cinese. Ed è impensabile che in queste settimane così cruciali per la definizione degli equilibri interni del potere all’ombra di Xi Jinping, ci sia spazio per discussioni intorno all’intesa con il Vaticano.

Nell’aprile scorso in un’intervista ad ACIstampa il card. Parolin aveva detto di “sperare” che il rinnovo sarebbe stata l’occasione per “fare precisazioni o rivedere alcuni punti” dell’Accordo. Viene dunque da chiedersi: la visita della delegazione vaticana a Tianjin è stata l’occasione per ottenere risultati in questo senso? Essendo il testo fin dall’inizio segreto, è difficile dare una risposta e probabilmente lo si capirà se e quando arriveranno nuove nomine. Come osserva, però, la blogger cattolica di Hong Kong Lucia Cheung, c’è anche un elemento interno cinese che farebbe escludere grosse novità in questo rinnovo dell’Accordo: all'inizio di quest'anno l’ex capo dell'Ufficio per gli Affari religiosi Wang Zuoan si è dimesso e il suo ruolo è stato assunto da Cui Maohu, che è un funzionario del partito che non proviene dal sistema religioso. In un contesto del genere, dunque, discussioni su aspetti sostanziali avrebbero richiesto tempi ben più lunghi, probabilmente con uno slittamento al prossimo anno. Cosa che non è avvenuta.

A Tianjin - metropoli del nord della Cina - il gesto più significativo per la delegazione vaticana è stata la visita al 92enne mons. Melchiorre Shi Hongzhen, vescovo della comunità “clandestina” ordinato come coadiutore con l’assenso della Santa Sede dal predecessore, mons. Stefano Li Side, scomparso nel 2019. Nonostante Tianjin sia priva di un vescovo “ufficiale” dal 2005, mons. Shi Honghzen non è mai stato riconosciuto dalle autorità di Pechino per il suo rifiuto di aderire all’Associazione patriottica ed è stato a lungo agli arresti domiciliari.

La delegazione guidata da mons. Celli ha potuto incontrarlo consegnandogli anche una croce pettorale a nome del papa. Ma la grande diocesi di Tianjin resta comunque un banco di prova significativo per l’Accordo sulla nomina dei vescovi. Se da una parte l’incontro appare come un segno di apertura nei confronti dell’anziano presule, dall’altra la questione del nuovo vescovo resta ingarbugliata. Come ricorda ancora Lucia Cheung sul suo blog, infatti, già anni prima del 2018 un sacerdote locale - p. Yang Wangwan - era stato designato dal Vaticano come successore del già anziano mons. Shi Honghzen. Ma il suo nome non figura tra i delegati inviati dalla diocesi di Tianjin a partecipare alla recente decima Assemblea nazionale dei rappresentanti cattolici cinesi, tenutasi ad agosto a Wuhan. Sembra dunque assai difficile immaginare che possa essere presto “ufficializzato” un suo ruolo alla guida della Chiesa di Tianjin.

Del resto - come su AsiaNews osservavamo già in occasione dell’Assemblea di Wuhan – nei documenti della Chiesa “ufficiale” continua a non apparire alcun riferimento all’esistenza di un’intesa con la Santa Sede sulla nomina dei vescovi. Proprio in questi stessi giorni il sito internet degli organismi ufficiali cattolici controllati dalle autorità di Pechino - chinacatholic.cn - ha pubblicato la relazione tenuta a Wuhan da mons. Shen Bin, il vescovo di Haimen (nella provincia dello Jiangtsu) eletto alla guida del Consiglio dei vescovi cinesi (l’organismo collegiale non riconosciuto dalla Santa Sede che affianca l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi). Un testo in cui le nomine dei vescovi avvenute negli ultimi sei anni - l'arco di tempo trascorso dalla precedente Assemblea - sono presentate come un processo del tutto autonomo, guidato dall’Associazione patriottica.

Nella relazione sono presenti inoltre alcuni dati interessanti sulla Chiesa in Cina oggi: attualmente - si legge - nel Paese vi sono 98 diocesi, che possono contare su 4.202 chiese e altri 2.238 “siti attivi”. Mons. Shen Bin parla della presenza di 66 vescovi, confermando così il dato secondo cui almeno un terzo delle diocesi sono scoperte. E aggiunge che negli ultimi sei anni sono stati ordinati 289 nuovi sacerdoti, 161 nuove suore hanno compiuto la loro professione religiosa e sono stati amministrati quasi 110mila nuovi battesimi.

Degni di nota anche alcuni altri riferimenti alle attività pastorali: negli ultimi 6 anni sono state stampate 550mila copie della Bibbia e ne sono state distribuite gratuitamente più di 100mila nelle zone più povere.  Ma mons. Shen Bin cita anche le iniziative svolte in varie chiese del Paese per l’Anno della famiglia e l’Anno di San Giuseppe, due iniziative volute da papa Francesco per la Chiesa universale e celebrate anche nella Cina continentale. Infine, sull’attività caritativa delle comunità cattoliche cinesi, spiega che “secondo statistiche incomplete” le Chiese in Cina hanno offerto ai bisognosi aiuti materiali per un valore di almeno 173 milioni di yuan (24,6 milioni di euro).