L'arcidiocesi di Seoul vuole ospitare la Gmg 2027
di Giorgio Bernardelli

Mons.Peter Chung Soon-taick vuole portare in Asia la Giornata mondiale della Gioventù: "Sarebbe un'occasione straordinaria per rilanciare la pastorale giovanile in un Paese alle prese con l'inverno demografico e con un sistema educativo dominato dalla competitività". Un annuncio che in queste ore si intreccia con le drammatiche notizie sulle centinaia di morti e feriti nella calca per le feste di Hallowen nel quartiere di Itaewon.


Bangkok (AsiaNews) - “Vogliamo portare la Giornata mondiale della gioventù a Seoul nel 2027. Stiamo presentando la nostra candidatura per essere la diocesi che ospiterà il raduno mondiale dei giovani con il papa nell’edizione successiva a quella del prossimo anno a Lisbona”.

Da Bangkok, dove in questi giorni si trova per la Conferenza generale delle Chiese cattoliche dell'Asia, avevamo raccolto due giorni fa quest'annuncio da mons. Peter Chung Soon-taick, il presule 61enne che da appena un anno è stato chiamato da papa Francesco a guidare l'arcidiocesi di Seoul. Ne avevamo registrato la grande attenzione verso tutto ciò che si muove intorno al mondo giovanile coreano, insieme alla volontà di questa Chiesa locale di raccogliere la sfida di un salto di qualità nella propria presenza accanto ai giovani. Le drammatiche notizie giunte questa notte da Seoul - con le centinaia di morti e feriti nella calca per le feste di Hallowen nel quartiere di Itaewon - danno ora un sapore un po' diverso alla sfida educativa che sta alla base di questo desiderio della Chiesa di una delle più grandi metropoli del mondo.

Religioso carmelitano, già vescovo ausiliare del suo predecessore - il card. Andrew Yeom Soo-jung - mons. Chung proprio facendosi accompagnare dai giovani l’8 dicembre 2021 ha fatto il suo ingresso nella cattedrale di Myeongdong. E raccontando ad AsiaNews il sogno che spera di fare diventare realtà ci parlava proprio di quanto l'intenzione di portare a Seoul la Giornata mondiale della gioventù abbia alla radice l'intenzione di rilanciare la pastorale giovanile in quella Chiesa coreana che dopo gli anni del boom incrocia sempre di meno la generazione degli under 30. Senza ignorare il richiamo che la cultura giovanile coreana esercita oggi sulle nuove generazioni di tutto il mondo; ma con l'ambizione di farla incontrare con i valori che il Vangelo e la stessa tradizione coreana hanno da trasmettere.

Nella sua storia solo una volta, finora, la Gmg ha fatto tappa in Asia: a Manila nel 1995 con Giovanni Paolo II. Nel 2027 radunerebbe chi allora non era ancora nato, offrendo un’opportunità straordinaria per i giovani cattolici di tutta l’Asia. Mons. Chung tiene a precisare che “nulla è ancora deciso”, perché come di consueto “sarà il papa a compiere la scelta” sulla città che raccoglierà l’eredità di Lisbona. Ma Seoul ci spera, non solo per l’evento in sé ma per quanto potrebbe rappresentare nel momento che la sua Chiesa sta vivendo. “In Corea stiamo affrontando una grande sfida – spiega l’arcivescovo di Seoul - perché il numero totale dei giovani si sta fortemente riducendo. Rispetto a vent’anni fa i giovani sono diminuiti di un quarto. Il tasso di natalità del nostro Paese è il più basso al mondo: secondo le statistiche ufficiali solo 0,8 figli per coppia, più basso anche del Giappone. Di conseguenza diminuisce anche il numero dei giovani che frequentano le nostre chiese”.

Ma il calo demografico non è l’unica ragione dell’innalzamento dell’età media delle comunità cattoliche coreane. “Un altro motivo - continua mons. Chung - è legato al fatto che oggi tanti studenti, addirittura fin dalle elementari, finiscono risucchiati dal vortice della competizione per aggiudicarsi un posto nelle migliori università, porta di ingresso ai lavori più qualificati. Anche tra i genitori cattolici c’è chi li scoraggia dal frequentare le attività ecclesiali, per andare invece a frequentare corsi extra-scolastici per studiare ancora di più”. Questa competizione è un peso molto forte sulle spalle dei giovani, a cui negli ultimi tre anni si è aggiunta anche la pandemia del Covid-19.

“Per questo - continua il presule – abbiamo bisogno di un punto di svolta per la pastorale giovanile a Seoul e la Gmg è un’occasione propizia. Abbiamo presentato il progetto agli altri vescovi della Corea che hanno dato il loro sostegno. Nulla è ancora deciso. Ma stiamo preparando il dossier da inviare alla Santa Sede con la nostra candidatura”.

Quale contributo potrebbe venire da una Giornata mondiale della gioventù a Seoul? “Una Gmg - risponde mons. Chung - non nasce e finisce nell’arco di una manciata di giorni; è un cammino. La sua preparazione potrebbe diventare un’ottima occasione per riunire i giovani intorno a un progetto rendendoli protagonisti. Spingerli a invitare i propri coetanei a vivere questa esperienza insieme. Metterebbe in moto un processo. E anche una volta terminata sarebbe bello condividere con tutti ciò che abbiamo vissuto, diverrebbe un’occasione missionaria per condividere i valori del Vangelo nella nostra società. Per questo penso alla Gmg come a un punto di svolta per Seoul”.

Tutto questo proprio mentre da una parte all’altra del mondo tra i giovani spopola il fascino per la Corea: dalla musica K-pop alle storie delle serie tv, tante ragazze e ragazzi del villaggio globale si sentono sulla lunghezza d’onda di Seoul. “È vero - risponde l’arcivescovo - la K-culture oggi attrae molti giovani e se avremo la possibilità di ospitare la Gmg sarà una carta interessante per noi. Qualcuno potrebbe essere incoraggiato proprio da questo a partecipare. Certo, i valori della K-culture non sono quelli cattolici, ma è un volto di questo nostro Paese; starà a noi saperla utilizzare per far conoscere il Vangelo di Gesù, ciò che a noi sta realmente a cuore”.  

Con la consapevolezza che la storia e le tradizioni della Corea hanno anche molto altro da comunicare alle nuove generazioni. “Penso per esempio al rispetto per le altre persone, al rispetto per gli anziani - aggiunge mons. Chung - atteggiamenti che sono profondamente radicati nella nostra mentalità da migliaia di anni. Prima ancora che il mio Paese conoscesse il cristianesimo, qui si diceva che l’uomo è il cielo: ogni vita è preziosa quanto il divino. Ecco: ci piacerebbe poter condividere anche questo nel 2027 con i giovani di tutto il mondo”.

 

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