La giunta birmana rilascia 6mila prigionieri, ma non mette fine alla repressione

Anche quattro stranieri tra i liberati. Ma ieri un cantante cristiano e attivista pacifista è stato riportato in carcere subito dopo il rilascio. Negli ultimi due giorni almeno tre bambini sono morti a causa dei bombardamenti del regime. 


Yangon (AsiaNews/Agenzie) - La giunta golpista birmana, questa mattina, in occasione della Giornata nazionale della vittoria che celebra l’ottenimento dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, ha annunciato che concederà un'amnistia generale e rilascerà migliaia di prigionieri politici, tra cui anche quattro cittadini stranieri. 

Secondo il gruppo di monitoraggio Assistance Association for Political Prisoners (Aapp) dal colpo di Stato del febbraio 2021 i militari hanno arrestato oltre 16mila civili. Il golpe ha rovesciato il governo civile guidato da Aung San Suu Kyi, condannata con processi farsa a 26 anni di carcere, e dato inizio a un brutale conflitto di cui non si vede la fine e in cui continuano a perdere la vita centinaia di civili, tra cui anche bambini. Negli ultimi due giorni, i militari hanno bombardato un asilo nello Stato Kayah e una cerimonia di assegnazione del nome (pratica buddhista paragonabile al battesimo) nel Rakhine. 

Non è la prima volta che il regime militare celebra le feste nazionali con un rilascio di prigionieri. In passato, però, centinaia di detenuti erano stati riarrestati ancora prima di varcare la soglia di uscita del carcere.

Il portavoce della giunta Zaw Min Tun ha detto che saranno liberati 5.774 prigionieri, di cui 700 in detenzione dal colpo di Stato. Gli stranieri sono l’ex ambasciatrice inglese Vicky Bowman (insieme al marito di nazionalità birmana), l’economista australiano ex consigliere di Aung San Suu Kyi, Sean Turnell, il regista di documentari giapponese Toru Kubota e un cittadino Usa improgionato con accuse di terrorismo.

Al momento non è ancora chiaro se la giunta chiederà delle concessioni alla comunità internazionale per allentare la pressione politica dopo il rilascio.

Intanto continuano gli arresti e i bombardamenti in tutto il Paese: è di ieri la notizia che l’attivista cristiano e cantante reggae di etnia karen, Saw Phoe Khwar, è stato riportato in prigione dopo aver scontato oltre un anno di pena. Era stato arrestato il giorno del golpe per istigazione e “violazione della legge sui disastri naturali”. La giunta sostiene che il cantante abbia scontato i mesi di carcere solo per la prima accusa, per cui al momento del rilascio è stato riportato nel carcere di Insein, alla periferia di Yangon. 

Saw Phoe Khwar aveva scritto diverse canzoni satiriche che prendevano di mira l’esercito birmano e aveva sostenuto la Lega nazionale della democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi, durante la sua vittoriosa campagna elettorale del 2020. In un’intervista del 2013 rilasciata a The Irrawaddy, l'artista aveva affermato che l'odio e la mancanza di amore reciproco sono le principali cause della violenza religiosa. Aveva condannato l'orgoglio etnico, che alcuni spacciano per patriottismo, che ha portato a decenni di conflitto in Myanmar.