Hanoi: si dimette il presidente Nguyen Xuan Phuc, numero due del Partito comunista

Il gesto è stato volontario ma arriva dopo una lunga campagna anti-corruzione. Il mese scorso altri due vice ministri sono stati rimossi dal Politburo. Prosegue l'accentramento di potere da parte del leader del Paese, Nguyen Phu Trong.


Hanoi (AsiaNews/Agenzia) - Si è dimesso volontariamente il presidente del Vietnam Nguyen Xuan Phuc, numero due del Partito comunista. In questo modo è stata ritirata anche la sua appartenenza al Politburo, dopo che a fine dicembre due vice ministri erano stati rimossi dall’organo di vertice a causa di scandali di corruzione.

Il Partito comunista del Vietnam, ora sempre più legato alla sola figura del segretario generale, Nguyen Phu Trong, di fatto leader del Paese, ha accusato Nguyen Xuan Phuc di “violazioni e illeciti” mentre era primo ministro. Phuc, 68 anni, è stato premier dal 2016 al 2021, e ha poi ricoperto la carica di presidente, mantenendo perlopiù un ruolo di rappresentanza. "Consapevole delle sue responsabilità davanti al partito e al popolo, [Nguyen Xuan Phuc] ha presentato domanda per dimettersi dagli incarichi assegnati, lasciare il lavoro e andare in pensione", afferma un comunicato del governo vietnamita.

Tuttavia, per diventare effettive, le dimissioni del presidente devono essere approvate dall’Assemblea nazionale (il Parlamento). Come nei precedenti casi di rimozione di importanti funzionari dal Politburo, è stata indetta una riunione straordinaria.

Sono quattro i “pilastri” del potere in Vietnam: il segretario del partito, il presidente, il primo ministro e il capo dell’Assemblea nazionale. Secondo molti analisti Phuc era destinato a diventare segretario del Partito, ma già nei giorni scorsi si era diffusa la voce che si sarebbe dimesso. La campagna anticorruzione voluta da Nguyen Phu Trong - definita da egli stesso una “fornace ardente” - sta continuando nel processo di accentramento del potere: solo nel 2022, 539 membri del Partito sono stati perseguiti o richiamati per corruzione e altri "reati deliberati". La polizia ha indagato su 453 casi di corruzione nel corso dell’anno scorso, un aumento del 50% rispetto al 2021.

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