Netanyahu rimuove il ministro Deri. Migliaia in piazza contro la riforma della giustizia

Il leader di Shas lascia gli Interni e la Sanità, ma il partito resta nella compagine di governo. E il premier assicura un prossimo incarico “pubblico” per il leader ultra-ortodosso. Egli potrà ancora partecipare alle riunioni dell’esecutivo e mantiene il titolo (onorifico) di vice ministro. Decine di migliaia di persone manifestano a Tel Aviv. 

 


Gerusalemme (AsiaNews) - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rimosso dall’incarico Aryeh Deri, leader del partito ultra-ortodosso Shas, per poche settimane ministro di primo piano dell’esecutivo e alleato chiave della coalizione di governo. Una decisione che segue la sentenza emessa nei giorni scorsi dalla Corte suprema, che dichiarava l’esponente radicale inidoneo al ruolo a causa di una duplice condanna - la seconda giunta lo scorso anno - per frode e corruzione.

Nel comunicare la decisione, in vigore da domani, lo stesso Netanyahu ha però assicurato di voler trovare “ogni mezzo legale” per mantenerlo nella compagine di governo. L’obiettivo è quello di assicurargli “una carica pubblica” di spessore in un futuro prossimo. Lo stesso Deri ha accolto la scelta delle dimissioni, ma ha poi aggiunto che non intende ritirarsi dalla vita pubblica e manterrà la guida del partito in Parlamento. Inoltre potrà ancora beneficiare della qualifica di “vice ministro” (peraltro solo onorifica e senza ruoli effettivi) e dovrebbe partecipare come “osservatore” alle riunioni dell’esecutivo. 

Del resto i voti del suo partito sono fondamentali per garantire un margine di sicurezza alla Knesset e portare a termine una serie di riforme, prima fra tutte quella controversa sulla giustizia fonte di tensioni istituzionali e proteste di piazza che si sono ripetute anche lo scorso fine settimana. In una nota diffusa a margine della riunione dell’esecutivo tenuta ieri, Netanyahu avrebbe definito “deplorevole” la sentenza riguardante l’ormai ex ministro di Sanità e Interni, perché “indifferente” al volere “dell’elettorato”. 

Uno stretto collaboratore di Deri,  Barak Seri, ha dichiarato alla Radio dell’esercito israeliano che il portafoglio ministeriale resterà appannaggio del partito Shas, che provvederà a indicare nei prossimi giorni un nominativo. All’indomani del verdetto i vertici di Shas avevano minacciato il ritiro dalla maggioranza in caso di cacciata del loro leader, mentre oggi sembrano ripiegare accogliendo la proposta di scegliere un sostituto. 

Intanto un sondaggio pubblicato dal quotidiano Hayom mostra che il 35% degli elettori sostiene Netanyahu nella scelta di modificare la nomina dei giudici - uno dei punti più controversi della riforma - con un consistente 45% che si dice contrario. Al tempo stesso, solo il 26% è favorevole a garantire al Parlamento, con voto di maggioranza, di ribaltare le sentenze della Corte suprema. 

Nel fine settimana decine di migliaia di persone sono tornate in piazza a Tel Aviv per manifestare contro il piano di riforma della giustizia proposto dal governo e dal premier Netanyahu, alla sbarra per corruzione. Almeno 40mila persone si sono riunite nell’area di Kaplan Street, una delle principali arterie della capitale economica e commerciale del Paese. Altre 10mila si sono radunate in piazza Habima, tutte con un unico obiettivo: contrastare un progetto di riforma che finirebbe per limitare l’autonomia della magistratura, a partire dalla Corte suprema, vincolando i giudici - e la loro nomina - ai dettami dell’esecutivo. 

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