L'incontro in Vaticano con 300 pellegrini nel giorno in cui una statua del primo sacerdote e martire della Chiesa coreana verrà posta in una nicchia dell'esterno della basilica di San Pietro. "Affidiamo a lui il sogno di pace della Penisola coreana, che è sempre nella mia preghiera". L'invito in vista della Gmg che si terrà a Seoul nel 2027: "Avvicinate e ascoltate i giovani: rischiano di lasciarsi sedurre da falsi miti, ma nel loro cuore cercano altro".
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Avete la grazia di tante vocazioni sacerdotali; per favore, ‘cacciatele via’, mandatele alle missioni. Ho l’esperienza di averli visti in Argentina e fanno tanto bene: che i preti in Corea siano quelli necessari, gli altri vadano via missionari”.
È il messaggio nel segno dello zelo apostolico che papa Francesco ha consegnato questa mattina alla Chiesa della Corea del Sud, ricevendo in udienza in Vaticano una folta delegazione di pellegrini nel giorno dell’anniversario della morte del loro primo sacerdote e martire, sant’Andrea Kim Taegon (1821-1846). L’occasione dell’incontro è la cerimonia con cui questo pomeriggio una statua in marmo di questo grande evangelizzatore verrà benedetta e installata in una nicchia all’esterno della Basilica di San Pietro.
L'idea, sostenuta e promossa dalla Conferenza episcopale coreana, rappresenta la conclusione delle celebrazioni avvenute in Corea del Sud per il 200° anniversario della nascita e vede in pellegrinaggio a Roma una folta delegazione di oltre 300 cattolici coreani. Con loro è presente anche il segretario presidenziale per i rapporti con la società civile Kang Seung-kyoo, inviato speciale del presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol. Alta quasi 4 metri e del peso di circa 6 tonnellate, la statua è stata realizzata in marmo di Carrara dallo scultore coreano Han Jin-Sub, e mostra sant’Andrea Kim con le braccia aperte, nelle tradizionali vesti coreane.
Ricevendo i pellegrini – accompagnati dal card. coreano Lazzaro You Heung-sik, già vescovo di Daejeon e oggi prefetto del Dicastero per il Clero, e da mons. Mathias Ri Iong-hoon, Presidente della Conferenza episcopale coreana – Francesco ha ricordato la sua tappa del 2014 al Santuario di Solmoe, presso la casa dove sant’Andrea Kim nacque e trascorse l’infanzia. “Lì pregai in silenzio, in modo speciale per la Corea e per i giovani”, ha raccontato.
“La sua figura – ha aggiunto - ci invita a scoprire la vocazione affidata alla Chiesa coreana, a tutti voi: siete chiamati a una fede giovane, a una fede ardente che, animata dall’amore di Dio e del prossimo, si fa dono. In tal senso, con la profezia del martirio, la Chiesa coreana ricorda che non si può seguire Gesù senza abbracciare la sua croce e che non ci si può proclamare cristiani senza essere disposti a seguire fino in fondo la via dell’amore”.
Sant’Andrea “si dedicò all’annuncio di Gesù con nobiltà d’animo, senza tirarsi indietro davanti ai pericoli e nonostante molte sofferenze: basti pensare che anche suo nonno e suo padre furono martirizzati e che sua mamma fu costretta a vivere come una mendicante. Guardando a lui, come non sentirci esortati a coltivare nel cuore lo zelo apostolico, a essere segno di una Chiesa che esce da sé stessa per spargere con gioia il seme del Vangelo, anche attraverso una vita spesa per gli altri, in pace e con amore?”. Un compito non solo per i sacerdoti coreani: “È importante allargare lo spazio della collaborazione pastorale, per portare avanti insieme l’annuncio del Vangelo; sacerdoti, religiose e religiosi, e tutti i laici: insieme, senza chiusure”.
Da Andrea Kim – che a Macao dovette assistere agli orrori della guerra dell’oppio – il papa ha invitato a riscoprire anche la vocazione dei coreani a essere “apostoli di pace”: “è lo stimolo a farsi compagni di strada e testimoni di riconciliazione – ha commentato - è la testimonianza credibile che l’avvenire non si costruisce con la forza violenta delle armi, ma con quella mite della prossimità. Affidiamo a Sant’Andrea Kim il sogno di pace della Penisola coreana, che è sempre nei miei pensieri e nella mia preghiera”.
Infine il pontefice ha indicato l’orizzonte della Giornata mondiale della gioventù 2027, che come annunciato il mese scorso si terrà proprio a Seoul. “Vorrei affidare alla Chiesa coreana proprio i giovani - ha detto -. Nonostante la vostra meravigliosa storia di fede e il grande lavoro pastorale che portate avanti con entusiasmo, tanti giovani, anche da voi, si lasciano sedurre dai falsi miti dell’efficienza e del consumismo, e affascinare dall’illusione dell’edonismo. Ma il cuore dei giovani cerca altro, è fatto per orizzonti ben più ampi: abbiate cura di loro, cercateli, avvicinateli, ascoltateli, annunciate loro la bellezza del Vangelo perché, interiormente liberi, diventino testimoni gioiosi di verità e di fraternità”.