03/01/2014, 00.00
HONG KONG
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"Occupy Central" sceglie un nuovo leader: il reverendo Chu Yiu-ming

Attivista per i diritti umani di lungo corso, il pastore battista è noto per l'aiuto dato ai manifestanti in fuga dalla strage di Tiananmen. Il suo nome scelto dal movimento perché garanzia di contatto con tutte le anime del gruppo, che vuole una vera democrazia per il Territorio entro il 2017.

Hong Kong (AsiaNews) - Il movimento "Occupy Central" - nato con lo scopo di mettere pressione al governo di Hong Kong attraverso proteste pacifiche e ottenere così la democrazia nel Territorio - sta per nominare il pastore protestante Chu Yiu-ming come proprio leader. Nelle prossime due settimane il gruppo, che conta decine di migliaia di sostenitori, ha deciso inoltre di creare una task force per organizzare nuove manifestazioni mirate a ottenere il suffragio universale nell'ex colonia britannica.

La scelta di nominare il reverendo Chu è stata rivelata proprio dall'interessato. Gli altri due maggiori organizzatori del gruppo (Benny Tai Yiu-ting e il dottor Chan Kin-man) gli hanno chiesto di "assumersi questa responsabilità". L'altro candidato forte era il presidente del Partito laburista, Lee Cheuk-yan: secondo il rev. Chu "sono stato scelto io perché ho più contatti con gruppi diversi di attivisti e una certa esperienza nell'organizzare campagne sociali di larga scala".

Il ministro battista è un attivista per i diritti umani famoso sia ad Hong Kong che nella Cina continentale. È noto per aver aiutato diversi manifestanti fuggiti dalla strage di piazza Tiananmen del 4 giugno 1989. La sua nomina arriva ai margini di un grande sondaggio condotto proprio da "Occupy Central" cui hanno partecipato circa 62mila persone: secondo i dati raccolti, il 94% degli intervistati chiede al governo "maggior partecipazione popolare" durante le prossime elezioni per il capo dell'esecutivo, previste nel 2017. Inoltre, il 91% ha votato contro il "filtro" proposto da Pechino per bloccare i candidati scomodi.

La Chiesa cattolica sostiene da anni queste richieste. Con un appello urgente "al governo e a tutte le parti in causa", nel luglio del 2013 la diocesi del Territorio ha invitato i rappresentanti dell'esecutivo a non ritardare più il dibattito sull'introduzione del sistema "un uomo, un voto". Questo "deve entrare in vigore per le elezioni del nuovo Capo dell'Esecutivo", previste per il 2017. Altrimenti, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, "la popolazione potrà intraprendere azioni di disobbedienza civile pacifiche e non violente".

 

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