Arresti e percosse per i cattolici di Hanoi che volevano seguire il processo contro Cu Huy Ha Vu
di J.B. An Dang
Tra le persone fermate dagli agenti il noto avvocato Le Quoc Quan, giornalisti, leder giovanili. “Turbamento” per lo svolgimento della causa è stato espresso anche dal Dipartimento di Stato Usa.
Hanoi (AsiaNews) -  “Sono almeno 29 i cattolici arrestati ieri mattina, mentre si recavano in tribunale per seguire il processo” contro Cu Huy Ha Vu, l’avvocato e attivista dei diritti umani (nella foto), condannato ieri a 7 anni di reclusione. Nel dare la notizia, l’Associazione dei giovani cattolici di Vinh precisa che tra loro c’è anche Le Quoc Quan, noto avvocato cattolico che ha appena compilato la sua domanda per candidarsi al Congresso come cattolico.
 
Arrestati anche Paulus Le Son, blogger e scrittore sul sito dei redentoristi, John Nguyen Van Tam, leader di un gruppo studentesco cattolico e altri giovani, studenti patriottici che volevano andare a mostrare il loro rispetto per l’accusato, non cattolico.
 
Numerosi testimoni oculari hanno riferito che poco prima di essere arrestati i cattolici sono stati controllati, i loro telefoni cellulari esaminati e loro sono stati duramente maltrattati e anche gli astanti intervenuti in loro soccorso sono stati picchiati.
 
Mentre Le Quoc Quan era in cella a Hoan Kiem, la polizia è entrata in casa sua, ha buttato tutto sottosopra, ha preso i suoi computer e documenti. Un altro noto giornalista cattolico, JB Nguyen Huu Vinh, che l’anno scorso era stato quasi ridotto in fin di vita per le percosse a Dong Chiem, è stato convocato per un interrogatorio, per un articolo sulla brutalità degli agenti contro gente innocente, pubblicato su un sito cattolico.
 
Il comportamento arbitrario della polizia contro persone che volevano assistere al processo e lo svolgimento della causa ha provocato anche una reazione del Dipartimento di Stato degli Usa. “Siamo turbati – ha dichiarato Mark Toner, portavoce del Dipartimento – per la mancanza, l’apparente mancanza, di rispetto del diritto nello svolgimento del processo e per la detenzione di persone che pacificamente cercavano di seguire il procedimento”.
 
Di “un caso assolutamente illegale” e “inventato” ha parlato durante il processo lo stesso accusato. Ma il giudice del Tribunale del popolo di Hanoi, Nguyen Huu Chinh, ha detto che le attività di Vu erano “dannose per la società”, bloccando l’autodifesa del processato. “I suoi scritti e le sue interviste - ha aggiunto - hanno diffamato, direttamente o indirettamente, il Partito comunista del Vietnam”.
 
L’avvocato difensore di Vu ha abbandonato l’aula dopo che il giudice ha rifiutato di rendere pubbliche le dieci interviste dell’accusato con media stranieri, punto centrale delle accuse contro di lui.
 
Dopo la sentenza, l’avvocato ha accusato la corte di “gravi violazioni della legge”. Sua moglie, Duong Ha, anch’essa un legale, si è vista negare il permesso di difendere suo marito ed è stata l’unico membro della famiglia ammesso in aula. Più tardi, la donna è scoppiata in lacrime quando è venuta a sapere quanti cattolici e sostenitori di suo marito hanno subito attacchi fisici da parte della polizia in tutto il Paese: ha voluto ringraziare quanti hanno manifestato sostegno a suo marito ed espresso preoccupazione per coloro che sono ancora agli arresti.
 
In molti vedono nella dura sentenza contro Vu un segnale della insofferenza del governo contro ogni critica, in un momento nel quale il modello economico vietnamita si trova in acque agitate. E mostra anche la crescente sottomissione del governo alla Cina.
 
Nel 2009, infatti, l’avvocato è divenuto famoso in seguito alla denuncia che ha presentato contro il primo ministro Nguyen Tan Dung, per lo sfruttamento da parte dei cinesi delle miniere di bauxite negli Altopiani centrali. La questione ha creato un’opposizione in svariati ambienti sociali.