Jakarta: leader musulmani spiegano ai cristiani il fondamentalismo islamico
di Royani Lim
All’iniziativa promossa dalla Conferenza episcopale hanno partecipato vescovi, sacerdoti, suore e laici cattolici e protestanti. Fra i relatori esperti di anti-terrorismo e studiosi di religione e società. Ingiustizie sociali, povertà e propaganda alimentano l’estremismo. Servono figure musulmane moderate di primo piano, sul modello dell’ex presidente “Gus Dur”.

Jakarta (AsiaNews) - In Indonesia si registra una crescita preoccupante dell'estremismo islamico, un fenomeno che pur presente da almeno un decennio, negli ultimi tempi ha assunto una deriva ancora più "radicale e pericolosa" con il progetto di creazione di un Califfato. Le gesta dei miliziani dello Stato islamico fanno presa sui gruppi estremisti sparsi per l'arcipelago, mentre il governo e le istituzioni lanciano l'allerta per una possibile deriva violenza. Di fronte a una situazione di reale pericolo, la Chiesa indonesiana ha voluto lanciare un'iniziativa - coinvolgendo tre studiosi musulmani - mirata a comprendere meglio il fenomeno jihadista e le sue possibili ripercussioni. Per questo il 22 agosto scorso la Conferenza episcopale (Kwi) ha promosso un seminario, aperto a vescovi, sacerdoti, suore e laici cattolici e protestanti; l'evento organizzato dalla Commissione episcopale per i laici si è tenuto a Central Jakarta, nel quartier generale della Kwi. 

Fra le tre personalità musulmane in cattedra, vi era il professor Irfan Idris, capo del Dipartimento dell'antiterrorismo che si occupa della lotta ai movimenti radicali. Egli punta il dito contro le "ingiustizie sociali, povertà, vendetta politica" e sottolinea l'importanza di rilanciare i valori fondanti della nazione (i Pancasila) basati sul pluralismo e la libertà religiosa. L'esperto conferma l'importanza di un intervento immediato delle forze dell'ordine per "spegnere" i focolai di tensione confessionale sul nascere e auspica la piena applicazione della legge che toglie la cittadinanza a quanti prestano giuramento a gruppi o autorità straniere. 

Ihsan Ali-Fauzi, docente all'università islamica Paramadina di South Jakarta, titolare del corso su Democrazia e religione, avverte: i discorsi che alimentano odio sono un esempio di come "l'islam politico" acquisti vigore attraverso l'opera di propaganda nelle moschee e dei religiosi radicali. E chiede leggi migliori per garantire alle forze di polizia l'autorità e il potere di contrastare la deriva violenza. 

Infine Abdul MoQsith Ghazali, dell'università islamica Syarif Hidayatullah a South Tangerang, provincia di Banten, secondo cui il fondamentalismo nell'islam "non è affatto" un fenomeno nuovo, ma è presente sin dai primi tempi successivi alla morte di Maometto. Egli ricorda le diverse forme di "radicalismo" nell'islam - al Qaeda, wahabismo, lo Stato islamico - e spiega come l'Indonesia abbiamo importato sia visioni estreme, quanto concilianti e dialoganti della religione musulmana. Purtroppo, però, quelle radicali "hanno acquisito una maggiore visibilità" nel sottobosco estremista; per combatterle servono figure "carismatiche" come l'ex presidente Abdurrahman "Gus Dur" Wahid.

A conclusione del seminario, intervistato da AsiaNews mons. Petrus Boddeng Timang della diocesi di Banjarmasin (South Kalimatan) esprime apprezzamento per l'iniziativa, che dovrebbe tenersi all'interno di ogni comunità cattolica. Un parere condiviso dai molti laici, studenti e lavoratori, presenti all'incontro. L'Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo in cui i cattolici sono il 3% del totale, si sta affermando nelle ultime settimane come uno dei centri di maggiore attivismo dell'estremismo islamico per tutta la regione dell'Asia-Pacifico. Del resto come aveva già riferito AsiaNews di recente, movimenti fondamentalisti e leader islamici locali hanno trovato ispirazione nelle gesta dei combattenti sunniti in Siria e Iraq e intendono sostenere la lotta per la creazione del Califfato islamico estendendolo anche all'Asia