Con il pugno duro “la Cina perderà Hong Kong. E Pechino l’ha capito”

Lee Cheuk-yan, deputato democratico e campione della libertà per il Territorio, commenta la visita di Zhang Dejiang nell’ex colonia britannica: “Il governo comunista sembra aver compreso che con il muro contro muro otterranno soltanto un movimento indipendentista più forte”. Quattro deputati democratici ammessi a un incontro privato con il “numero 3” della politica cinese. Hanno chiesto la rimozione del Capo dell’Esecutivo. Un quotidiano vicino al Partito commenta: “Una richiesta audace, ma è nel loro diritto avanzarla”.


Hong Kong (AsiaNews) – Il governo comunista cinese “ha capito qual è il vero problema riguardo la situazione di Hong Kong: se usano il pugno duro perdono i moderati e creano un fronte separatista e indipendentista sempre più forte, in modo particolare fra i giovani”. È quanto dice Lee Cheuk-yan, deputato democratico e campione della libertà per il Territorio, commentando la visita di Zhang Dejiang nell’ex colonia britannica.

Zhang è il presidente dell’Assemblea nazionale del Popolo cinese e quindi il “numero 3” della politica nazionale dopo il presidente Xi Jinping e il premier Li Keqiang. Egli, per molti anni governatore della provincia meridionale del Guangdong, è anche capo dell’Ufficio per i rapporti con Hong Kong e Macao. Arrivato nel Territorio lo scorso 17 maggio, è stato accolto da uno striscione con sopra scritto “Io voglio un vero suffragio universale”. Un altro striscione, con sopra la stessa frase, è stato srotolato pochi minuti prima del suo passaggio nel centro della città (v. foto).

Tuttavia, la reazione del politico comunista è rimasta composta. Prima di un banchetto ufficiale egli ha ricevuto quattro deputati del campo democratico e ha parlato con loro “lasciandoli liberi di dire ciò che vogliono”. Come prima cosa sono state chieste le dimissioni del Capo dell’Esecutivo Leung Chun-ying, considerato troppo vicino a Pechino. Questi, dopo la “rivoluzione degli ombrelli” e il movimento “Occupy Central”presentò al governo centrale un rapporto in cui mancavano del tutto le posizioni degli universitari e dei progressisti.

Il Global Times, versione internazionale del Quotidiano del Popolo legato al Partito, commenta oggi: “Anche se quella dei deputati è stata una richiesta audace e brusca, rientra nel loro diritto di chiedere”. Lo stesso Zhang aveva chiarito di essere arrivato a Hong Kong per “parlare, vedere e ascoltare”. Emily Lau, presidente del Democratic Party, ha partecipato all’incontro: “Questo atteggiamento potrebbe dimostrare un cambiamento nella gestione delle cose. La situazione qui non è buona: non si tratta soltanto dei democratici ma degli industriali, dei professionisti, dei cittadini comuni… Sono tutti molto scontenti, insoddisfatti e frustrati. Alcuni si sentono senza più alcuna speranza”.

Per Lee Cheuk-yan, il cambiamento di rotta sembra essere evidente. “Ritengo che abbiano capito. Ora credono che con una posizione più delicata potranno guadagnarsi la buona fede e la fiducia del popolo di Hong Kong. E quindi evitare il problema di diffondere idee sempre più anti-Cina, che diverrebbero desiderio di separarsi dalla Cina stessa”.