Lahore, cristiano evangelico accusato di blasfemia, avrebbe strappato pagine del Corano

Shahbaz Babu rischia la pena capitale. È incolpato di aver scritto il suo nome sulle pagine del libro sacro dell’islam, ma il cristiano è del tutto analfabeta. La denuncia sarebbe una ritorsione per questioni economiche. L’arrestato è popolare anche tra alcuni musulmani perché organizza incontri di preghiera.


Lahore (AsiaNews/Agenzie) – Un cristiano evangelico del villaggio di Kamahan, vicino Lahore, è stato arrestato con l’accusa di blasfemia e ora rischia la pena di morte. In base alla denuncia del musulmano Haji Nadeem, Shahbaz Babu avrebbe dissacrato il libro sacro dell’islam scrivendo il proprio nome sulle pagine, che poi avrebbe fatto a brandelli e disperso per strada di fronte alla moschea di Peer Baba Gujjar. Gli attivisti della British Pakistani Christian Association riferiscono però che il cristiano è del tutto analfabeta, pertanto non avrebbe mai potuto scrivere il suo nome sul testo.

L’arresto è avvenuto il 30 dicembre scorso, ai sensi dell’articolo 295B del Codice penale pakistano. Dopo la denuncia, Babu, 41 anni, sposato e con tre figli, è stato portato alla stazione di polizia di Nishtar. In seguito, per scongiurare eventuali rappresaglie da parte dei musulmani e assicurare la sua protezione, è stato trasferito nella stazione di Model Town, in un altro distretto di Lahore.

Gli attivisti riportano che nessuno lo ha visto apporre il suo nome sul Corano. La denuncia potrebbe essere una ritorsione nei confronti della sua famiglia, dato che l’accusatore avrebbe questioni patrimoniali in sospeso con George Masih, il fratello dell’arrestato. Masih è il proprietario di un florido negozio di alimentari, del quale da tempo Nadeem tenterebbe di appropriarsi.

Il cristiano evangelico è inviso ai musulmani locali per il fatto che organizza incontri di preghiera nella sua abitazione. Da 15 anni molti cristiani, ma anche diversi fedeli islamici, partecipano agli incontri e chiedono benedizioni e piccole guarigioni.

Alcuni amici dell’arrestato riferiscono che la sua crescente popolarità avrebbe provocato un clima di insofferenza tra i seguaci di Maometto, soprattutto perché la moschea di Peer Baba Gujjar si starebbe spopolando. Altri fanno notare che sarebbe quanto meno strana la dinamica dei fatti: Babu avrebbe profanato il Corano in segreto, ma poi lasciato le prove sotto gli occhi di tutti.

In Pakistan le offese a Maometto sono punite con la morte. Chiunque si esprima contro la “legge nera” sulla blasfemia rischia anch’egli la galera e la vita. È il caso di Shaan Taseer, il figlio dell’ex governatore del Punjab Salman Taseer ucciso nel 2011 dalla sua guardia del corpo per aver difeso Asia Bibi, la madre cristiana accusata di oltraggio al profeta e richiusa in carcere dal 2009. Shaan Taseer di recente ha pubblicato sui social network un messaggio di Natale in cui chiede di pregare per coloro che sono accusati ingiustamente. Il gruppo islamico Tehreek Labaik Ya Rasool Allah ha emesso una fatwa contro di lui, giudicandolo “condannabile a morte”.