Attivisti di Colombo: Accelerare la riconciliazione. Serve l’impegno dei leader religiosi
di Melani Manel Perera

Membri della “Law and Society Trust” discutono sulle raccomandazioni della commissione per la riconciliazione. Due attivisti hanno partecipato ai lavori raccogliendo testimonianze delle vittime. “Ciò che più meraviglia è che in loro non c’è risentimento”.


Colombo (AsiaNews) – Bisogna accelerare il processo di riconciliazione e pacificazione nazionale; per farlo, occorre un maggiore impegno da parte dei leader delle quattro grandi religioni dello Sri Lanka. Lo affermano gli attivisti del “Law and Society Trust” di Colombo, riuniti per discutere delle raccomandazioni del rapporto finale della Consultation Task Force on Reconciliation Mechanism. Gli esperti della Task Force hanno raccolto pareri e testimonianze delle vittime della guerra civile che ha diviso le comunità singalese e tamil, e suggeriscono di creare un tribunale misto. Oltre a questo, gli attivisti della capitale spingono per una veloce risoluzione delle tensioni ancora esistenti tra la popolazione tamil e indù e il governo.

Priyantha Deepal e Anushka Kahandagamage, due membri dell’organizzazione, hanno partecipato alle consultazioni della commissione presidenziale, recandosi nei villaggi e nelle aree sequestrate dall’esercito. “Ciò che stupisce – racconta Priyantha Deepal – è che nei parenti delle vittime non aleggia un sentimento di vendetta. Una madre tamil mi ha detto che è disposta a perdonare i carnefici di suo figlio e chiede che il governo prenda posizione una volta per tutte, affinchè simili tragedie non accadano più”.

L’attivista ha raccolto la storia di questa madre, che ogni giorno si recava nella base militare dove era rinchiuso il figlio. “Lo vedeva solo per pochi minuti, mentre spazzava il giardino del campo. Poi un giorno non lo ha più visto uscire dalla sua baracca e si è insospettita. Ha chiesto di potergli fare visita, ma le è stato negato. Alla fine i carcerieri l’hanno condotta nella cella del figlio, dove sul pavimento ha visto brandelli di pelle e macchie di sangue”.

Anushka Kahandagamage, la seconda attivista, riferisce che i sopravvissuti aspettano di avere notizie dei propri cari. “Alcuni degli scomparsi – aggiunge – erano molto anziani, dai 71 agli 88 anni. Per questo i parenti sono preoccupati per le loro sparizioni e ritengono che il governo debba assumersi grandi responsabilità”.

Gli abitanti indù di Mullathivu, nel nord-est del Paese, riportano ulteriori preoccupazioni: il loro luogo di sepoltura e l’Hindu Kovil [tempio indù, ndr] sono in una zona ancora occupata dall’esercito. “Da sette generazioni – dice un residente – adoravamo gli dei in quel tempio. Per favore, dite al governo di ridarci le nostre terre”.

Sandun Tudugala, capo dei programmi dell’associazione, sostiene che “è compito di noi attivisti esprimere le nostre obiezioni se il governo non mantiene le promesse”. “Abbiamo dedicato molti sforzi – ricorda – per sostenere il nuovo esecutivo [di Maithripala Sirisena, ndr] attraverso una grande rivoluzione politica”. “Ora è tempo – conclude – che il governo ‘yahapalana’ (buona amministrazione) soddisfi le richieste delle vittime. I leader delle grandi religioni possono avere davvero un grande ruolo, dato che insegnano la comprensione reciproca, a prendersi cura dell’altro e a diffondere pace e unità”.