Istanbul: indagava sul governo, arrestato giornalista tedesco di origini turche

Deniz Yücel, corrispondente di Die Welt, sottoposto a regime di custodia cautelare. Egli è stato incriminato per “propaganda terrorista” e “incitazione all’odio”. In realtà indagava sull’hackeraggio delle mail del ministro turco dell’Energia e genero di Erdogan. I testi rivelavano pressioni dell’esecutivo sui media e strategie di manipolazione dell’opinione pubblica.

 


Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - Un tribunale di Istanbul ha disposto il regime di custodia cautelare in carcere per il giornalista tedesco di origini turche Deniz Yücel, corrispondente del quotidiano Die Welt. Fermato il 14 febbraio, da ieri il cronista si trova rinchiuso in prigione. Secondo quanto riferisce il quotidiano tedesco giudici lo hanno incriminato per “propaganda terrorista” e “incitazione all’odio”.

Appresa la notizia, la cancelliera Angela Merkel ha parlato di notizia che “amareggia” ed è fonte di “delusione”. Il capo del governo di Berlino ha inoltre aggiunto che è un provvedimento “eccessivamente duro” perché il giornalista “si è presentato egli stesso alla giustizia e si è messo a disposizione dell’inchiesta”. E di un nuovo, durissimo “attacco alla libertà di stampa”.

Da due settimane Deniz Yücel è a disposizione della magistratura turca, che sta indagando su una serie di articoli pubblicati dal cronista su presunti attacchi di pirateria informatica e hackeraggio delle mail del ministro turco dell’Energia Berat Albayrak. Egli è anche il genero del presidente turco Recep Tayyip Erdogan e fra i più stretti collaboratori.

Le mail trafugate, e il cui contenuto è stato diffuso nel settembre scorso, rivelavano le pressioni politiche esercitate dal governo sui media e le strategie di manipolazione dell’opinione pubblica promosse da Ankara sui social network. Di contro, la versione ufficiale recita che il giornalista è stato arrestato per la copertura della “ribellione curda”.

La scorsa settimana 170 deputati tedeschi avevano pubblicato una lettera aperta i cui chiedevano la “liberazione rapida” di Yücel.

Questo arresto rischia di incrinare ancor più i già tesi rapporti fra Berlino e Ankara, inaspriti nei mesi scorsi per le critiche del governo tedesco alla repressione etnica e politica in atto in Turchia. Dal luglio scorso, in risposta al fallito golpe le autorità turche hanno arrestato oltre 45mila persone, fra cui docenti, militari, intellettuali, oppositori politici, imprenditori, giornalisti, attivisti e semplici cittadini. Sospesi dal servizio o licenziati circa 100mila funzionari del settore pubblico.

Nel mirino, oltre ai curdi, anche esponenti e simpatizzanti del movimento che fa capo al predicatore islamico  Fethullah Gülen, in esilio negli Stati Uniti. Secondo il presidente Recep Tayyip Erdogan e i vertici di governo egli sarebbe la mente del colpo di Stato in Turchia in cui sono morte 270 persone, migliaia i feriti.

Analisti ed esperti sottolineano che l’escalation di arresti è legata al referendum sulla riforma Costituzionale, in programma il prossimo 16 aprile in Turchia. Una riforma voluta con forza dal presidente, che garantisce un ulteriore ampliamento dei poteri di Erdogan e la possibilità di restare in carica ben oltre il 2019, attuale scadenza naturale del mandato.

Secondo il rapporto 2016 di Reporter senza frontiere (Rsf), la Turchia è classificata al 151 posto al mondo per la libertà di stampa, dietro al Tagikistan e davanti alla Repubblica democratica del Congo.