Presidente della Conferenza episcopale: Evitare la catastrofe. Le regole costituzionali della nazione sono ancora sane. Consiglio delle chiese protestanti coreane: Cittadini maturi per plasmare una Corea migliore. Buddisti: Il verdetto un’occasione per la “rinascita della pace”, dopo le divisioni dei mesi scorsi. La Corte costituzionale decide domani alle 11.
Seoul (AsiaNews) - Leader cattolici, protestanti e buddisti chiedono alla popolazione coreana di restare uniti e rispettare il verdetto della Corte costituzionale che domani si esprimerà sull’impeachment al presidente Park Geun-hye.
La Park ha ricevuto l’impeachment dal parlamento lo scorso dicembre, per aver permesso a una sua amica, Choi Soon-sil, di intromettersi negli affari di Stato, decidendo politiche e nomine, e alleandosi con lei per estorcere milioni di dollari da compagnie coreane in cambio di favori a livello legislativo.
La Corte emetterà il verdetto domani alle 11 del mattino. Se la Corte approva l’impeachment, la Park sarà rimossa in modo definitivo dalla presidenza e la nazione si preparerà a nuove elezioni entro due mesi dalla rimozione. Ma c’è anche la probabilità che le elezioni avvengano in dicembre.
Nei mesi scorsi vi sono state adunate oceaniche di milioni di persone che chiedevano le dimissioni della Park, come pure raduni di decine di migliaia a suo sostegno. È reale il timore che il verdetto porti a scontri e dure opposizioni che potrebbero danneggiare per lungo tempo lo sviluppo del Paese.
Proprio per questo, oggi mons. Iginus Kim Hee-joong, presidente della Conferenza episcopale coreana ha diffuso un comunicato in cui egli afferma che “Il verdetto della Corte costituzionale non può soddisfare chiunque. Conflitti, divisioni e disobbedienza verso l’austera sentenza porterà solo alla catastrofe”. L’arcivescovo di Gwangju spera anche che la Corte offrirà “un verdetto onesto e bilanciato, mostrando che le regole costituzionali della nazione sono ancora sane”.
Anche il Consiglio cristiano (protestante) della Corea (Cck) ha chiesto che tutti i coreani accettino il risultato della Corte. Il rev. Lee Young-hoon, presidente del Cck, si è augurato che la Corte decida “secondo i suoi principi e con senso del dovere”, con una espressione “pulita”, tanto più necessaria data l’intenso conflitto sperimentato dal Paese. “Spero – ha detto il rev. Kim – che il nostro popolo giunga a una perfezione sociale, con cittadini maturi per plasmare una Corea migliore”.
L’ordine di Jogye, la setta buddista più diffusa in Corea, ha chiesto a tutti i coreani di fare del verdetto di domani un’occasione per la “rinascita della pace”, e ha domandato alle persone di esprimere le loro opinion in modo giusto e pacifica.
Il venerabile Dobeob, del tempio Jogye a Seoul ha detto che il verdetto della Corte, qualunque esso sia, “può servire come un’opportunità per far maturare la nostra società”. Ma per questo occorre che le persone si rispettino a vicenda e si ascoltino a vicenda, anche su opinioni opposte.