Si è conclusa la storica visita del card. Raï in Arabia Saudita, dove ha incontrato re Salman e il principe ereditario. Commentando il faccia a faccia col premier dimissionario, egli sottolinea di comprenderne “i motivi”. Rilanciato l’impegno comune alla pace nella regione e alla lotta al terrorismo, insieme alla storica “amicizia” fra i due Paesi.
Beirut (AsiaNews) - Politica regionale e terrorismo, dialogo interreligioso e questione libanese al centro della visita del patriarca maronita Bechara Raï a Riyadh, primo, storico viaggio di un leader cristiano nel regno saudita. Nel contesto della due giorni di permanenza nel Paese il porporato ha incontrato re Salman, il principe ereditario Mohammed bin Salman (Mbs) e il premier dimissionario Saad Hariri, il quale ha assicurato che “entro i prossimi due giorni” tornerà in Libano.
Gli incontri ufficiali del cardinale si sono tenuti alla presenza di delegati cristiani - i due vescovi Boulos Matar e Paul Abdelsater - e di quattro ministri sauditi. Seppur rilanciata a lungo dalla stampa locale e internazionale, la visita non ha potuto godere di grande copertura mediatica e poco è filtrato dai faccia a faccia. Le autorità saudite hanno infatti deciso di fornire le informazioni ufficiali a una sola agenzia occidentale e all’omologa ufficiale saudita Spa.
Al termine del viaggio, il patriarca maronita non ha voluto illustrare nel dettaglio i risultati degli incontri che sono stati, nel complesso, di breve durata (23 minuti con re Salman). Qualche elemento in più è filtrato in merito alla vicenda delle dimissioni di Hariri, del quale ha affermato di comprendere “i motivi”, facendo così trapelare - pur senza specificarlo - l’ostilità del patriarcato alle manovre dell’Iran ed Hezbollah nel Paese denunciati dal premier.
“Sono assolutamente convinto - ha sottolineato il patriarca Raï - dei motivi alla base di questa decisione e consapevole del fatto che il premier Hariri ne discuta con il presidente della Repubblica e della Camera, così come con le diverse forze politiche” al suo ritorno a Beirut. Ieri sera il porporato è atterrato nella capitale libanese ma è già ripartito alla volta del Vaticano, dove incontrerà in questi giorni anche papa Francesco.
Nel faccia a faccia con re Salman e Mbs egli ha quindi riaffermato la posizione di neutralità del Libano, ricambiato da “un inno di amore” verso il Paese da parte dei vertici sauditi che apprezzano un Paese “ospitale, pluralista, aperto a tutti i popoli”. L’auspicio è che si possa tornare al Libano “di una volta”.
“Niente potrà portare dei pregiudizi ai rapporti fra sauditi e libanesi” ha aggiunto il porporato, anche se hanno attraversato “una fase difficile”. A questo si aggiunge il passaggio sul dialogo interreligioso e l’importanza di una politica di moderazione in una regione martoriata dall’estremismo di matrice confessionale. Il card. Raï e reali sauditi hanno infine discusso della “importanza del ruolo assunto dalle diverse religioni e culture per la promozione di valori come la tolleranza, la negazione della violenza, dell’estremismo e del terrorismo”, oltre allo sforzo comune in direzione della pace.
La visita del patriarca Rai è giunta in un momento particolare della storia recente dell’Arabia Saudita. Dalla repressione interna contro (possibili) oppositori lanciata dal principe ereditario e culminata nell’ondata di arresti della settimana scorsa, al confronto totale con l’Iran, Mbs ha impresso una escalation alla politica aggressiva che ne caratterizza il mandato. Di recente la lunga mano saudita ha raggiunto anche Beirut - considerato ostile per i (presunti) attacchi del movimento filo-sciita libanese Hezbollah - e ha provocato le dimissioni di Saad Hariri.(DS)