Oman, trattative segrete fra sauditi e Houthi per la fine del conflitto in Yemen

Alti funzionari dei due fronti si starebbero incontrando nel Sultanato; si tratta del primo tentativo di mettere fine a una guerra che ha scatenato una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. L’obiettivo è la firma di un accordo quadro. Intanto Riyadh versa due miliardi di dollari nelle casse della Banca centrale dello Yemen.

 


Sana’a (AsiaNews/Agenzie) - Alti funzionari sauditi e rappresentanti dei ribelli sciiti Houthi, su fronti opposti nel contesto del conflitto in Yemen, hanno avviato trattative segrete nel vicino Oman per mettere la parola fine a tre anni di guerra. È quanto affermano, in condizioni di anonimato, fonti diplomatiche e politici yemeniti di primo piano. Se confermato, si tratterebbe del primo tentativo di fermare una escalation di sangue e violenze che, nel tempo, ha innescato la peggiore crisi umanitaria oggi in atto nel pianeta.

Interpellati dalla Reuters, due diplomatici e due alti funzionari dello Yemen riferiscono che il portavoce Houthi Mohammed Abdul-Salam ha intavolato comunicazioni dirette con la controparte saudita in Oman. L’obiettivo è quello di raggiungere un accordo quadro, che metta fine alla guerra. “Sono in corso consultazioni fra Houthi e sauditi - riferisce una fonte - senza che vi sia la presenza di un rappresentante del governo riconosciuto dalla comunità internazionale”. Entrambi i fronti presenti nel Sultanato, aggiunge, desiderano raggiungere un’intesa.

Al momento sia Riyadh che i vertici del movimento ribelle sciita non intendono rilasciare dichiarazioni ufficiali in materia, in attesa di possibili sviluppi.

Il Paese arabo dal gennaio 2015 è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita dell’ex presidente Hadi, sostenuta da Riyadh, e i ribelli sciiti Houthi, vicini a Iran ed Hezbollah. Nel marzo dello stesso anno una coalizione araba a guida saudita ha promosso raid contro i ribelli, finiti nel mirino delle Nazioni Unite per le vittime [fra i civili] che hanno provocato. Tra questi vi sono anche bambini.

Fonti Onu parlano di quasi 9mila morti, di cui il 60% circa civili, e 45mila feriti. Su un totale di 28 milioni di abitanti, il conflitto ha inoltre lasciato fino a 20 milioni di persone (su un totale di 27) bisognose di assistenza e di aiuti umanitari per poter sopravvivere. Anche il vicario apostolico mons. Paul Hinder ha denunciato ad AsiaNews la gravità del “disastro” che si sta consumando.

Secondo alcune fonti, il primo passo verso l’intesa prevede una tregua nei combattimenti; in un secondo momento si dovrebbe poi arrivare alla firma di un accordo di pace, risolvendo in via definitiva le divergenze fra le parti e gli opposti interessi sul piano politico, economico e militare.

Senza un possibile vincitore nell’immediato futuro e con una nazione che è sempre più sull’orlo del collasso, da più parti anche all’interno delle alte sfere saudite - in primis il numero due e principe ereditario Mohammed bin Salman - emerge il desiderio di mettere fine al conflitto. Da qui la scelta di intavolare un dialogo che sarebbe in corso da almeno due mesi e che potrebbe portare alla firma di una tregua, in concomitanza con l’arrivo del nuovo inviato speciale Onu per lo Yemen, il britannico Martin Griffiths.

Nel frattempo l’Arabia Saudita ha siglato un accordo che porterà in deposito due miliardi di dollari nelle casse della Banca centrale dello Yemen. Il patto reca la firma del ministro saudita delle Finanze Mohammed al-Jadaan e del governatore della Banca centrale yemenita Mohammed Mansour Zemam. L’obiettivo è quello di puntellare una valuta debole a causa del conflitto e delle divisioni interne che esso ha provocato.