La figlia di Sukarno accusata di blasfemia
di Mathias Hariyadi

“Il konde più bello dell’hijab”. Sukmawati Soekarnoputri ha paragonato la sharia all’accessorio usato dalle parrucchiere per tenere legati i capelli delle donne. Nonostante le scuse, i gruppi radicali hanno dichiarato di non voler ritirare la denuncia.


Jakarta (AsiaNews) – Sukmawati Soekarnoputri (foto), figlia del primo presidente dell’Indonesia Sukarno e sorella minore dell’ex capo di Stato Megawati Soekarnoputri, è accusata di aver insultato l’islam durante un evento di moda. Dopo il “caso Ahok”, un altro esponente politico del partito del presidente Widodo, impegnato in una battaglia contro l’ascesa dei movimenti estremisti nel Paese, è al centro delle critiche delle formazioni islamiche più radicali.

Due giorni fa, la sig.ra Sukmawati, come la donna è chiamata con affetto dai suoi concittadini, ha preso parte ad una sfilata dal tema “Identità culturale”, organizzata per celebrare il 29mo anno di attività di Annie Avantie, famosa stilista cristiana di origine cinese. Nel corso della manifestazione, la figlia del fondatore della Patria, ha declamato il poema incriminato: “Ibu Indonesia” (Madre d’Indonesia).

Nel suo componimento, facente parte una raccolta del 2006, Sukmawati Soekarnoputri ha paragonato la sharia al konde, accessorio usato dalle parrucchiere per tenere legati i capelli delle donne. Sukmawati ha affermato che, nonostante una scarsa conoscenza della sharia, è sua convinzione che il konde sia molto più bello dell'hijab [il velo islamico, ndr].

L’Islamic Defenders Front (Fpi) è tra i gruppi islamisti che il giorno seguente ha denunciato Sukmawati Soekarnoputri alla polizia. Lo scorso anno, lo stesso movimento aveva accusato di blasfemia l'ex governatore di Jakarta, il cristiano di etnia cinese Basuki “Ahok" Tjahaja Purnama, e guidato le manifestazioni di massa che hanno portato alla sua estromissione dalla politica e al carcere, una sentenza che molti ritengono politicizzata ed ingiusta.

In una conferenza stampa, ieri Sukmawati si è scusata per aver letto il poema, che secondo le accuse sembrava favorire la cultura e le credenze indonesiane tradizionali sui costumi islamici conservatori come il velo. “Il poema riflette la mia preoccupazione per il senso del nazionalismo ed intende per onorare le ricche tradizioni culturali e la diversità della nostra Patria”, ha affermato la donna. “Mi scuso con il popolo islamico d’Indonesia – ha proseguito in lacrime – soprattutto con coloro che si sentono offesi dalla poesia”.

Nonostante le scuse, i gruppi radicali hanno dichiarato di non voler ritirare la denuncia.