Blasfemia: proteste nel Paese contro il linciaggio di Sialkot (VIDEO)
di Shafique Khokhar

La moglie di Priyantha Kumara chiede giustizia al governo dello Sri Lanka e a quello pakistano. La condanna della Camera di commercio. Attivisti per i diritti umani: "Quando evidenziamo al governo i problemi delle leggi sulla blasfemia ci rispondono che è propaganda delle ong. L'errore più grande è stato firmare l'accordo con gli islamisti radicali del Tlp".


Lahore (AsiaNews) - Continuano i disordini e le proteste in Pakistan dopo il linciaggio di un imprenditore dello Sri Lanka. Il 3 dicembre Priyantha Kumara è stato picchiato e dato alle fiamme dopo essere stato accusato di blasfemia per aver rimosso dai muri della sua fabbrica dei manifesti del partito islamista radicale Tehreek-e-Labbaik Pakistan (Tlp).

Finora le forze dell’ordine del Punjab hanno arrestato 131 persone sospettate di essere coinvolte nella brutale uccisione. In una nota della polizia si legge che il governatore locale e l’ispettore generale stanno monitorando le indagini e che i sospetti saranno portati oggi in un tribunale antiterrorismo. 

La moglie di Priyantha ha chiesto un intervento al governo dello Sri Lanka e, al primo ministro pakistano Imran Khan, che sia fatta giustizia: “Ho visto in internet come è stato assalito, è stato così disumano”, ha dichiarato.

La Camera di commercio e dell’industria di Sialkot (Scci) e altre associazioni commerciali hanno condannato la vicenda. Il presidente della Scci Mian Imran Akbar ha detto che ad aver portato all’uccisione di Kumara è stato il desiderio di “vendetta personale” di alcuni operai mascherata da presunta tensione religiosa. 

Anche i membri della società civile si sono uniti in protesta per manifestare contro l’abuso della legge sulla blasfemia in Pakistan. “Priyantha Kumara è stato ucciso sulla base di false accuse”, ha detto l’attivista Mariyam Kashif Anthony. “Le persone che l’hanno ucciso erano i suoi sottoposti, a cui aveva semplicemente chiesto di lavorare con onestà”.

“Ora che è evidente che le accuse di blasfemia erano fittizie, cosa ci dirà il governo?”, ha chiesto Peter Jacob, direttore del Centro per la giustizia sociale a Lahore. “Decine di persone sono state colpite da questa legge e centinaia di famiglie sono state distrutte e vivono nell'insicurezza - ha proseguito il cooperante-. Quando evidenziamo al governo i problemi della legge sulla blasfemia ci rispondono che è propaganda delle ong, ma ora è giunto il momento di un cambiamento”.

Naveed Walker, direttore di Human Rights Focus Pakistan (Hrfp), ha commentato ad AsiaNews dicendo che il vero errore del primo ministro Imran Khan è stato firmare l’accordo con i gruppi islamisti radicali: “Il governo deve rivedere gli accordi con il Tlp”. ha spiegato. “Le forze di sicurezza non sono intervenute. Nel primo rapporto informativo hanno scritto di non essere riuscite a controllare la folla di 800-900 persone, ma in realtà hanno agito con 20 minuti di ritardo”. 

A fine ottobre i sostenitori del Tlp avevano organizzato una marcia di protesta da Lahore a Islamabad per chiedere il rilascio del loro leader e la revoca del divieto di partecipazione alla vita politica, dopo che il partito era stato posto fuori legge ad aprile di quest’anno. Nell’ambito degli accordi con il partito islamista, il governo ha poi rilasciato Hafiz Saad Hussain Rizvi, capo del Tlp, e altri 2mila membri del partito.