Macao come Hong Kong: leader democratici sotto attacco

Temono indagini nei loro confronti per aver sostenuto il pluralismo politico. Le autorità locali hanno escluso dalle parlamentari 21 candidati pro-democrazia. La condanna della Ue (e la risposta della Cina). Voci libere come Steve Vines e Kacey Wong fuggono da Hong Kong.


Hong Kong (AsiaNews) – Come nella vicina Hong Kong, anche a Macao le autorità cittadine hanno preso di mira i leader democratici. In un’intervista pubblicata oggi dalla Hong Kong Free Press, Scott Chiang afferma di temere un’indagine nei suoi confronti per aver sostenuto il pluralismo politico. Egli è uno dei 21 candidati pro-democrazia esclusi dalle elezioni del 12 settembre per il rinnovo del Parlamento locale.

Il 31 luglio la Corte di appello ha confermato il bando alla candidatura dei 15 esponenti democratici che avevano presentato ricorso contro l’esclusione. A inizio luglio la Commissione elettorale di Macao aveva deciso la squalifica senza possibilità di contraddittorio. Essa aveva dichiarato “ineleggibili” i 21 candidati per aver violato la Basic Law (la mini-Costituzione cittadina) ed essersi rifiutati di prestare giuramento alla regione speciale di Macao, ex colonia portoghese tornata sotto sovranità della Cina popolare nel 1999.

La polizia accusa i politici squalificati di avere legami con esponenti filo-democratici di Hong Kong, di aver partecipato nell’ex colonia britannica a una veglia del 4 giugno per il massacro di Tiananmen, di aver visitato Taiwan durante le ultime elezioni presidenziali e di aver commemorato il dissidente premio Nobel Liu Xiaobo.

Secondo i giudici, quelli compiuti dai 21 democratici sono atti “provocatori” e “diffamanti”: una sfida alla leadership del Partito comunista cinese, in quanto contrari al principio “un Paese, due sistemi”, alla base della relativa autonomia di Macao e Hong Kong. 

La sentenza di esclusione ha attirato immediate proteste dall’estero. Subito dopo la  pronuncia del verdetto, l’Unione europea ha chiesto all’esecutivo di Macao di garantire diritti e libertà ai candidati di tutto lo spettro politico cittadino. Nella sua dichiarazione, la Ue sostiene che l’esclusione è un passo dannoso che va contro i precetti della Basic Law locale, perché mina il pluralismo politico e limita il dibattito democratico. Nella sua risposta standard, il governo centrale cinese ha detto che la Cina “non tollera interferenze da forze straniere”.

A Macao si ripropone lo scenario visto nell’ultimo anno a Hong Kong. Nell’ex colonia britannica la recente riforma elettorale “patriottica” ha azzerato le possibilità di vittoria del campo democratico.

Finora sono oltre 100 le persone arrestate per reati contro la sicurezza nazionale; più di 60 sono in attesa di processo, fra loro leader filo-democratici del calibro di Jimmy Lai, Benny Tai e Joshua Wong, che si trovano da mesi in prigione.

Il clima politico è così “deteriorato” a Hong Kong che molte voci libere hanno deciso di abbandonare la città. Steve Vines, noto ex giornalista e presentatore di Rthk, ha rivelato oggi di essersi trasferito in Gran Bretagna per sfuggire al “terrore bianco” che imperversa in città.  Il termine è usato per denunciare il ricorso alla legge sulla sicurezza per colpire i media e terrorizzare la popolazione.

Anche Kacey Wong ha deciso di lasciare Hong Kong. Il famoso artista locale ha scritto oggi su Facebook di aver raggiunto Taiwan perché vuole vivere in luogo dove si gode “il 100% di libertà”.