Nonostante il blocco di internet imposto dalla giunta golpista, le Nazioni unite parlano di “rapporti spaventosi e inquietanti” sugli attacchi contro la popolazione civile di etnia Rohingya. Negli ultimi mesi la giunta golpista, sempre più in difficoltà sul campo, ha alimentato le tensioni interetniche, arruolando (anche in maniera forzata) i Rohingya contro la milizia etnica locale. Un tragedia che sta riportando il Paese ai tempi delle violenze settarie.
Kim Aris, 47 anni, ha ritirato al posto della madre in Italia la cittadinanza onoraria che il comune di Abbiategrasso ha voluto concedere alla leader birmana. Da oltre tre anni in carcere, nemmeno la sua famiglia sa dove sia detenuta e quali siano le sua condizioni di salute, nonostante compia in questi giorni 79 anni. Secondo il figlio la comunità internazionale non aveva capito le azioni di Aung San Suu Kyi con i Rohingya.
Nelle ultime settimane si è verificata una ripresa dei combattimenti nello Stato Shan e nel Rakhine. Il numero due della giunta militare, Soe Win, e l'ex presidente Thein Sein sono volati a Pechino e Qingdao per discutere di stabilità di confini, commercio e investimenti. Ma secondo alcune fonti sono stati firmati anche nuovi contratti per acquisti di materiale bellico.
Arresti arbitrari, perquisizioni umilianti, cure pre o post-parto negate: in un rapporto dell'International Commission of Jurists, ong che a sede a Ginevra, le testimonianze e le denunce su un aspetto "mirato" della repressione dei generali nei tre anni ormai trascorsi dal golpe. Sono più di 1500 le donne tuttora in carcere per ragioni politiche in Myanmar.
A sette anni dalla grande fuga di centinaia di migliaia di membri della minoranza musulmana dal Myanmar, la situazione nei centri di accoglienza del Bangladesh è ancora di emergenza. Il racconto di un gesuita, da anni impegnato nell’opera di aiuto e accoglienza. Dhaka ha risorse limitate, ma prima di rimpatriarli serve stabilità e pace nell’ex-Birmania.