Col pretesto della sicurezza, i responsabili hanno presentato ai legislatori una nuova legge che punta a inasprire le regole per gli incontri con medici, avvocati e guide religiose. Per i promotori vi sarebbero state in passato violazioni e abusi collegati alle visite in cella. Secondo le autorità i diritti umani e civili, anche dei detenuti, dovrebbero essere “limitati” se necessario per “mantenere la sicurezza nazionale, la disciplina e l'ordine”.
A Hong Kong costretta a interrompere le attività anche l'ong che rilanciava le notizie sulle proteste spontanee dei lavoratori e gli incidenti sul lavoro nella Cina continentale. A farla nascere nel 1994 era stato l'attivista Han Dongfang, che a piazza Tiananmen nel 1989 aveva provato a dare vita a un sindacato indipendente. Poche ore dopo l'annuncio già disattivato il sito internet. Sono ormai 60 i gruppi della socità civile che si sono sciolti dal 2020.
Il noto attivista pro-democrazia è stato nuovamente incriminato per "cospirazione in collusione con forze straniere" ai sensi della famigerata legge sulla sicurezza nazionale. Un tentativo delle autorità di Hong Kong di estendere la sua prigionia, con il rischio di una condanna a vita, secondo i difensori dei diritti umani.
Alla vigilia del 4 giugno, la data del 36° anniversario, le autorità di Hong Kong hanno blindato anche quest'anno Victoria Park dove fino al 2019 si teneva la veglia per le vittime del massacro di Pechino. Intanto il CHRD diffonde un elenco di 32 personalità tuttora agli arresti per non essersi rassegnate al silenzio su quei fatti; sei nella Cina continentale sono protagonisti diretti di quei giorni.
Il governo locale chiede all'Assemblea legislativa (che controlla) di approvare un'ulteriore norma che affiderebbe alla Cina continentale la giurisdizione dei "casi complessi" che coinvolgono Paesi stranieri. Una misura che sembra su misura del caso di Jimmy Lai. Citata come motivazione la "situazione geopolitica". Proprio il no all'estradizione era stata nel 2019 il primo passo delle proteste pro-democrazia.
Gesuita, 65 anni, guida la comunità cattolica della grande metropoli da più di tre anni mettendo al primo posto la sfida dell'unità e dell'educazione dei giovani in un contesto sociale difficile dopo i fatti del 2019. Conosce bene le diocesi della Repubblica popolare cinese nelle quali ha già compiuto tre viaggi ufficiali a Pechino, nel Guandong e a Shanghai.