L'inviato americano di origini libanesi per la terza volta a Beirut per rilanciare l’accordo sul cessate il fuoco. Continua ad arrancarel disarmo di Hezbollah su tutto il territorio libanese. Per il dplomatico qulla delle armi è una questione «puramente interna» e non può essere ottenuta alcuna garanzia da Israele. Ai libanesi e al patriarca maronita ha assicurato che «gli Stati Uniti non abbandoneranno il Libano». Ora il diplomatico è atteso a Tel Aviv.
I combattimenti sono cessati grazie soprattutto all’intervento del segretario di Stato americano Rubio. Il presidente siriano ad interim ha “trasferito” la responsabilità del mantenimento della sicurezza ai drusi. E ha ribadito di voler evitare una “guerra aperta” con Israele. Bilancio provvisorio dei combattimenti: 350 morti. Joumblatt: “Israele non ha protetti, ma solo strumenti”.
Le forze armate siriane sono schierate da ieri ad Al-Suwayda e hanno imposto il coprifuoco. Negli scontri innescati da un incidente isolato sono morte un centinaio di persone, fra le quali 60 drusi. In gioco la nuova fase di “integrazione” della provincia con la Siria islamista di Ahmed al-Sharaa ma anche le relazioni con Israele. Sventato un attentato a una chiesa a Tartus.
L’emissario del presidente Trump Tom Barrack, di origini libanesi, è a Beirut alla ricerca di una risposta alla richiesta di smobilitazione militare del Partito di Dio che si intreccia con il processo di consolidamento delle istituzioni del Paese. Fra i nodi irrisolti: partenza delle forze israeliane, cessazione degli attacchi, liberazione di prigionieri libanesi.
Sono arrivate proprio il 13 giugno, giorno in cui è divampata la guerra fra Iran e Israele e viaggiano attraverso un Paese che si sta riprendendo dal conflitto fra Hezbollah e lo Stato ebraico. Prevista una tappa nel martoriato sud. Il nunzio mons. Borgia: "Un seme prezioso". Sacerdote dei padri Lazzaristi: "Incoraggino tutti a intraprendere la via della santità".
Trump annuncia la tregua, ma Israele accusa Teheran - che nega - di averla violata e promette nuovi attacchi. Mons. Nahra racconta una nazione ancora “paralizzata” per un conflitto “permanente” e che si scopre vulnerabile ai missili. La vicinanza ai cristiani in Siria, vittime della violenza confessionale. Servono persone “radicate nella speranza”. L’attesa per il ritorno dei pellegrini.