Leone XIV è arrivato a Beirut dove davanti alle autorità ha rivolto un primo discorso sulla tenacia del Paese dei cedri ma anche sulla sfida di una riconciliazione che vada oltre l’equilibrio tra gli interessi. "La cultura della riconciliazione non può nascere solo dal basso". “Domandatevi: che cosa fare perché i giovani non siano costretti a emigrare?". L'elogio delle donne operatrici di pace perché custodiscono la vita e le relazioni.
Un raid aereo dei caccia israeliani ha colpito un appartamento della periferia sud di Beirut. Nel mirino Haytham Ali Tabataba’i, capo di stato maggiore del partito filo-iraniano. Washington e Tel Aviv contro i vertici libanesi che non sono ancora riusciti a disarmare Hezbollah. L’imminente visita del pontefice esclude l’escalation nell’immediato, ma restano i timori per il futuro.
Momento di gioia e condivisione tra generazioni, la coltivazione è regredita per la guerra fra Hezbollah e Israele. L’esercito israeliano, che ieri ha sferrato nuovi attacchi nell’area, soffoca ogni tentativo di ripresa e vieta la ricostruzione dei villaggi di confine e la rinascita delle terre. A dispetto delle difficoltà, per i coltivatori è un modo per affermare “che esistiamo ancora”.
La popolazione è “onorata” per essere stata scelta come prima meta di un viaggio apostolico all’estero del pontefice, ma è anche “esausta”. Dai due anni di guerra agli attacchi nel sud di Israele, restano molti i nodi irrisolti. La missione di Ortagus per negoziati diretti fra Stato ebraico e il Paese dei cedri. Si allarga la frattura fra cristiani, drusi e sunniti e il tandem sciita Hezbollah-Amal.
Reso noto il programma del primo viaggio internazionale di Prevost. A Iznik la preghiera presso i resti della basilica di Nicea, a Istanbul la visita alla Moschea Blu ma non a Santa Sofia (dove si recarono Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI quando era ancora museo). In Libano incontro interreligioso nella piazza dei Martiri e la sosta al porto sventrato dall’esplosione del 2020.
Domani in san Pietro la cerimonia dell’arcivescovo armeno cattolico, martire del genocidio del 1915. Presenti il presidente libanese Joseph Aoun, il premier armeno Nikol Pashinyan e il patriarca Minassian, insieme a centinaia di fedeli della diaspora. Per molti armeni, “questo giorno storico è anche un giorno di giustizia”.