Violenti combattimenti lungo la frontiera hanno riacceso le tensioni tra i due Paesi dopo un raid pakistano su Kabul contro la leadership dei talebani pakistani (TTP). Islamabad rivendica di aver ucciso 200 combattenti talebani, mentre Kabul parla di 58 soldati pakistani uccisi. Arabia Saudita e Qatar cercano di mediare una tregua. Sul piano interno, il movimento islamista Tehrik-i-Labbaik Pakistan (TLP) è tornato a protestare, provocando scontri a Islamabad e Lahore, in un clima di crescente tensione.
Oggi l'India ha deciso di riaprire la propria ambasciata a Kabul, segnando un passo politico senza precedenti verso il governo dei talebani. L’annuncio è avvenuto dopo che il Pakistan ha lanciato un bombardamento sulla capitale afghana nel tentativo di eliminare il leader dei talebani pakistani (TTP), Noor Wali Mehsud. Si tratta di vicende che si inseriscono nella nuova fase di scontro tra India e Pakistan, iniziata con l’Operazione Sindoor lanciata a maggio da Delhi in risposta a un attentato in Kashmir.
Alla sessione per gli 80 anni delle Nazioni Unite tutti i cinque i capi di Stato hanno sottolineato nei loro interventi come questa regione, per secoli lacerata da conflitti di confine, oggi si posiziona come una delle più pacifiche del mondo con la cooperazione economica in crescita. Posizione comune anche sull'Afghanistan per una fine dell'isolamento attraverso un pragmatismo senza riconoscimenti ufficiali per i talebani.
Un bambino afghano è arrivato a New Delhi nascondendosi nel sistema di atterraggio di un volo partito da Kabul. Le autorità indiane lo hanno immediatamente rimandato indietro. Intanto Trump vuole che gli Stati Uniti si riprendano la base aerea di Bagram, ma dai talebani è arrivato un netto rifiuto. Mentre la popolazione deve ancora fare i conti con il devastante terremoto di fine agosto - aggravato dai tagli agli aiuti umanitari - e le nuove restrizioni imposte dall'Emirato islamico.
Le immagini satellitari suggeriscono che entro la fine dell'anno il Pakistan potrebbe superare l’Afghanistan nella produzione della droga, i cui profitti finiscono tra i vari gruppi terroristici della provincia sud-occidentale. Qui le piantagioni crescono insieme agli attentati. Ai gruppi separatisti e alla repressione dell’esercito si sono aggiunte di recenti anche le azioni dello Stato islamico contro la popolazione locale.
Salito a 800 morti e oltre 2.800 feriti il bilancio ufficiale del sisma nelle regioni orientali dell'Afghanistan, mentre i soccorritori faticano a raggiungere le aree remote colpite. L'emergenza si aggiunge ai quasi due milioni di rifugiati costretti negli ultimi mesi a rientrare da Pakistan e Iran. Oltre alla carenza di infrastrutture, quella di medici donne, conseguenza dei divieti imposti dai talebani dopo il loro ritorno al potere, sta rendendo ulteriormente complicata l'assistenza.