Un bambino afghano è arrivato a New Delhi nascondendosi nel sistema di atterraggio di un volo partito da Kabul. Le autorità indiane lo hanno immediatamente rimandato indietro. Intanto Trump vuole che gli Stati Uniti si riprendano la base aerea di Bagram, ma dai talebani è arrivato un netto rifiuto. Mentre la popolazione deve ancora fare i conti con il devastante terremoto di fine agosto - aggravato dai tagli agli aiuti umanitari - e le nuove restrizioni imposte dall'Emirato islamico.
Le immagini satellitari suggeriscono che entro la fine dell'anno il Pakistan potrebbe superare l’Afghanistan nella produzione della droga, i cui profitti finiscono tra i vari gruppi terroristici della provincia sud-occidentale. Qui le piantagioni crescono insieme agli attentati. Ai gruppi separatisti e alla repressione dell’esercito si sono aggiunte di recenti anche le azioni dello Stato islamico contro la popolazione locale.
Salito a 800 morti e oltre 2.800 feriti il bilancio ufficiale del sisma nelle regioni orientali dell'Afghanistan, mentre i soccorritori faticano a raggiungere le aree remote colpite. L'emergenza si aggiunge ai quasi due milioni di rifugiati costretti negli ultimi mesi a rientrare da Pakistan e Iran. Oltre alla carenza di infrastrutture, quella di medici donne, conseguenza dei divieti imposti dai talebani dopo il loro ritorno al potere, sta rendendo ulteriormente complicata l'assistenza.
Islamabad ha ripreso i rimpatri forzati, fissando al primo settembre la scadenza per la partenza di 1,4 milioni di afghani. La decisione è stata presa nonostante il disastro umanitario in patria, dove, secondo un recente rapporto del Dipartimento di Stato Usa, i talebani impongono un “sistema istituzionalizzato di repressione”.
La compagnia statale China Metallurgical Group Corporationha annunciato l’avvio dei lavori nella miniera di Mes Aynak, uno dei più grandi giacimenti di rame al mondo. Ma la zona è ancora minata, mancano infrastrutture, e i rischi per la sicurezza restano alti. Il regime di Kabul cerca legittimità puntando sugli investimenti cinesi e Pechino procede, ma con cautela.
Dall'inizio di luglio tutti i profughi fuggiti dal regime talebano nel 2021 stanno ricevendo sms con l'ingiunzione di lasciare il Tagikistan entro 15 giorni. Destinatari anche quanti vivono nel Paese legalmente e molti ex collaboratori del governo filo-occidentale di Kabul. Testimonianze su uomini, donne e bambini caricati su piccoli autobus. Una stretta che si aggiunge alle altre contro gli esuli afghani già in atto da tempo in Pakistan e in Iran.