L’annuncio nel fine settimana del presidente al-Sharaa, che conferma l’impegno a costruire “un nuovo Stato”. Dovrebbe restare in carica cinque anni e traghettare il Paese alla scrittura della nuova Costituzione e alle prime elezioni politiche post-Assad. La bocciatura dei curdi che denunciano il mancato (reale) coinvolgimento delle minoranze.
Almeno sette morti in un’area di confine. La fragilità di una frontiera a lungo zona franca per traffici e commerci illeciti. I timori di una escalation con lo Stato ebraico e le manovre Usa per la “normalizzazione”. Nello spirito della dichiarazione di Abu Dhabi, cristiani e musulmani celebrano oggi la festa dell’Annunciazione.
Il Libano ritiene “imperativo” che i rifugiati siriani sul territorio, almeno 1,5 milioni, possano essere rimpatriati. Il cambio di leadership a Damasco modificherebbe anche il loro status. Nell’incontro dei Paesi donatori organizzato dall’Ue il ministro degli Esteri invita a “smettere di gestire la crisi e iniziare a risolverla”, partendo dalle sanzioni che vanno cancellate.
L’adesione condizionata dei due gruppi al potere centrale è un segno importante per la Siria di Ahmed al-Sharaa, pur a fronte di una diffusa fragilità. La bozza di Costituzione pone comunque la Sharia al centro della legislazione. Il canto delle sirene di Israele verso i drusi continua a Soueida. I massacri “nell’area alawita” oscurano il quadro.
Dopo giorni di violenze e oltre un migliaio di vittime, anche cristiane, il governo di al-Sharaa ha dichiarato conclusa l’operazione contro gli alawiti sulla costa ovest del Paese. Damasco ha anche firmato un accordo di “integrazione” con i curdi. L'arcivescovo di Homs: per la pace servono una presenza internazionale e la cancellazione delle sanzioni. Dalle autorità finora promesse disattese.
Sacerdoti, madri, minori: sono decine i cristiani travolti dalle violenze innescate della rivolta divampata nell’ex feudo di Assad. In un messaggio i patriarchi siriani parlano di “pericolosa escalation di violenza, torture e omicidi” contro “civili innocenti, tra cui donne e bambini”. Il tardivo appello dell'ex leader islamista all’unità. P. Jihad: “Digiuno e preghiera” comune per la pace.